Il leader libico, dopo aver detto che era pronto a morire da martire piuttosto che perdere il potere in Libia, ha iniziato a distribuire armi ai sostenitori filo-governativi del regime.
Secondo testimoni oculari, gli uomini di Gheddafi hanno iniziare a distribuire pistole e kalashnikov a tutti coloro che dichiarano di appoggiare il regime.
Molti libici non abituati ad adoperare le armi, si ritrovano adesso armati fino ai denti e pronti a scontrarsi con i propri stessi fratelli.
Una faida, che comunque vadano le cose continuerà a seminare sangue anche dopo che la rivolta si sarà sedata.
Secondo i primi dati ufficiali rilasciati dal regime di Gheddafi, 300 persone sono state uccise da quando i disordini scoppiati una settimana fa – 189 civili e 111 soldati.
Fonti esterne stimano il numero delle vittime in misura molto maggiore.
La maggior parte dei decessi si sono stati registrati nella seconda città della Libia, Bengasi, dove i manifestanti hanno sorpassato le stazioni di polizia e il quartier generale di sicurezza con l’aiuto di alcune unità dell’esercito lo scorso fine settimana.
Le due tribù principali di Bengasi hanno dato il loro sostegno ai manifestanti ponendosi a guardia di giacimenti petroliferi e raffinerie.
Aspri combattimenti si registrano nella città nord-occidentale di Sabratha.
La Gran Bretagna, si scopre adesso, che nel mese di novembre avrebbe autorizzato l’esportazione di fucili da cecchino ed altre armi verso la Libia .
L’esportazione riguarderebbe fucili, fucili d’assalto e pistole semi-automatiche, con kit di pulizia.
Secondo esperti militari, le ferite orribili visibili sui corpi dei manifestanti libici – tra cui arti strappati – sarebbero compatibili con l’impatto di proiettili di grosso calibro e ad alta velocità, sparati da un fucile da cecchino, come un calibro 50 bmg (v. foto).
La scorsa settimana il dipartimento inglese avrebbe sospeso altre licenze di esportazione per il Bahrain e la Libia dopo gli attacchi ai manifestanti.
Queste licenze includevano gas lacrimogeni.
Fonti governative britanniche, nel criticare la lentezza con cui sono stati bloccati i beni sottratti al popolo egiziano, auspicando che si arrivi presto ad un accordo in Europa per congelare i beni del regime libico.
Il ministro del Tesoro ha detto che il governo potrebbe congelare i beni di proprietà di un leader straniero, ma solo dopo che le Nazioni Unite o l’Unione europea abbiano votato delle sanzioni, su richiesta del paese interessato o perché necessario intervenire per prevenire il terrorismo contro i cittadini britannici.
G. J. Morici