Il leader libico Muammar Gheddafi ha ordinato alle forze di sicurezza di sabotare degli impianti petroliferi.
Secondo fonti vicine al dittatore libico, l’ordine sarebbe quello di far saltare in aria gli oleodotti per tagliare i flussi verso i porti del Mediterraneo.
Il sabotaggio dovrebbe essere di monito alle tribù ribelli della Libia: o me o il caos.
Dopo la sanguinosa reazione alle proteste della popolazione, molti contingenti delle forze armate del paese sarebbero passati dalla parte dei manifestanti, lasciando il rais con soli 5.000 soldati, che sarebbero insufficienti a domare la rivolta e riprendere il controllo della Libia.
Il sabotaggio degli impianti petroliferi in Libia, non solo getterebbe nel caso il paese – con impatti catastrofici sull’ambiente – ma metterebbe in crisi parecchie nazioni che dipendono in buona parte dal petrolio libico, causando enormi danni economici a quelle aziende che hanno investito ingenti capitali nel settore energetico del paese africano.
Se ieri i titoli di aziende come l’Eni hanno subito notevoli danni in borsa, non è difficile ipotizzare un crollo dei titoli, dopo le dichiarazioni del leader libico.
Gian J. Morici