Si è tenuto ieri, 14 febbraio, presso i locali della UIL di Agrigento l’incontro con i rappresentanti del Comitato dei cittadini senegalesi residenti ad Agrigento.
Nella sala stracolma dei tanti cittadini senegalesi che hanno voluto assistere all’incontro (oltre 150 persone) si è discusso dei problemi che vivono quotidianamente i tanti immigrati che risiedono nella nostra città.
A rappresentare il Comitato dei cittadini senegalesi di Agrigento, che conta circa 500 aderenti, Mbengue Elhadji Maliek.
Mbengue Elhadji Maliek, dopo aver ringraziato i promotori dell’incontro (il Segretario Generale della UIL, Aldo Broccio e il Responsabile dell’Adoc Agrigento, Arch. Domenico Savio Lo Presti) ed i politici intervenuti (l’Assessore Rosalda Passarello del Comune di Agrigento e il Vicepresidente della Commissione Immigrazione della Provincia, Roberto Gallo), ha dichiarato di considerare Agrigento come una seconda patria. Una città, che li ha sempre accolti con affetto e simpatia, della quale apprezzano i valori e della quale rispettano, ed intendono ancor più rispettare, regole e tradizioni.
Mbengue ha poi affrontato il problema delle seconde generazioni di immigrati, che nate in Italia, stentano a capire il valore della loro cultura e, purtroppo, stentano anche ad integrarsi completamente, a causa di politica che di recente tende ad emarginare l’immigrato.
“Sentiamo parlare spesso di integrazione razziale – ha detto Mbengue – Ma quale integrazione può esserci se non impariamo a conoscere meglio il nostro prossimo?”
Ha dunque spiegato il perché della nascita del comitato e le ragioni per le quali intendono trasformare lo stesso in un’associazione che si propone di operare in favore dei cittadini senegalesi residenti ad Agrigento, favorendo il collegamento tra gli immigrati e le loro famiglie; analizzando e contribuendo a risolvere i problemi che attengono alla difesa e alla tutela dei diritti e degli interessi della persona e della famiglia dell’immigrato; promuovendo le attività che investono il campo formativo, culturale e informativo della comunità senegalese e rappresentando i propri iscritti presso le Istituzioni.
Le osservazioni e le richieste di aiuto, hanno trovato terreno fertile nel Segretario Generale della Uil, Aldo Broccio, che ha dichiarato la massima disponibilità nel venire incontro a perorare nelle apposite sedi le richieste del comitato.
Broccio, consapevole delle tante difficoltà che incontrano gli extracomunitari, ha messo a disposizione la struttura della quale dispone affinchè questa comunità possa meglio integrarsi.
La stessa disponibilità ha manifestato il responsabile cittadino dell’Adoc, Arch. Domenico Savio Lo Presti, il quale è pronto a far valere i diritti di questi cittadini, che è bene ricordare, sono anche loro dei consumatori.
L’Assessore Passarello, ha fatto presente come l’Amministrazione comunale di Agrigento sia sempre stata sensibile riguardo le problematiche dell’immigrazione, ribadendo la necessità di un ulteriore momento di confronto per conoscere quali siano le priorità della comunità senegalese di Agrigento.
Il Vicepresidente della Commissione Immigrazione della Provincia di Agrigento, Roberto Gallo, che conosce già le problematiche legate all’immigrazione, oltre a sottolineare quanto è stato già fatto per venire incontro alle esigenze degli immigrati, ha proposto anche lui un ulteriore incontro da tenersi dopo che l’Associazione dei senegalesi residenti ad Agrigento si sarà costituita.
Sono poi seguiti alcuni interventi da parte di componenti del comitato, che hanno voluto ringraziare i presenti e dichiarare la propria soddisfazione per le premesse ad una futura collaborazione fra il mondo politico, sindacale ed associativo, e i componenti della comunità senegalese, che sempre più si riconosce quale parte integrante della comunità agrigentina.
Un primo incontro, quello di ieri, che mira ad evitare che l’integrazione possa fallire, nella povertà, nell’impossibilità dei Governi a garantire il lavoro, una casa, la possibilità di una vita sicura ai propri cittadini, nel qual caso a nulla servirebbe la sola integrazione economica.
Un fallimento a livello nazionale, dal quale non dipenderebbe soltanto la sorte delle comunità di immigrati, ma anche il futuro economico della nostra nazione.
Gian J. Morici