Lo scorso anno, la SOCA – il corpo di polizia inglese che si occupa di gravi reati commessi dalla criminalità organizzata – aveva eseguito un mandato di cattura europeo emesso a seguito di un’inchiesta che portò all’arresto in Italia di 56 persone.
Agli inizi del 2010, dopo quasi tre anni da quando erano circolate le prime voci sull’inchiesta in corso, la vicenda esplose come una bomba: riciclaggio, fondi neri, arricchimento indebito e criminalità organizzata.
Una vera e propria organizzazione a delinquere transnazionale – così venne definita – composta da imprenditori della telefonia, che portò la Direzione distrettuale antimafia di Roma a chiedere e ottenere 56 ordinanze di custodia cautelare.
Una compravendita di servizi telefonici e telematici inesistenti per un ammontare di quasi 2 milioni di euro, con un danno quantificato per l’erario di oltre 365 milioni di euro.
L’indagine sul riciclaggio di denaro sporco portò all’arresto in Inghilterra di Colin Dines, Andrew Dines, Andrew e Paul Neave O’Connor, per i quali adesso il giudice distrettuale John Zani ha dichiarato sussistere tutti i presupposti per concedere l‘estradizione.
I quattro uomini sono accusati di far parte di una “organizzazione criminale transnazionale composta da più di 10 persone” e “complicità nel riciclaggio di denaro sporco”.
Giovedì ai quattro imputati è stata concessa la semilibertà su cauzione. Gli imputati adesso hanno sette giorni di tempo per presentare ricorso contro la decisione della Corte di estradarli in Italia.
Gian J. Morici