Lo cercano ovunque. C’è chi ritiene si trovi in Inghilterra. Chi pensa si trovi in qualche posto più sicuro.
Le sue rivelazioni hanno messo in crisi le diplomazie di mezzo mondo.
L’inafferrabile Primula del web è finora riuscita a sfuggire ad ogni tentativo d‘individuarne il covo.
Mentre gran parte della comunità politica e diplomatica del mondo è torturata dallo stillicidio delle rivelazioni, lui gioca come il gatto con il topo.
Dopo le ultime notizie apparse sul sito Wikileaks, in data odierna si è avuta la prima vittima (non violenta).
Si tratta di uno stretto collaboratore del ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle che è stato immediatamente licenziato dopo aver appurato che era stata la fonte di alcune informazioni contenute in un documento pubblicato sul sito.
La furia di Washington sembra determinata nell’eliminare dalla rete il sito web, anche se non manca chi in America ha chiesto la testa del suo fondatore Julian Assange.
Persino un presentatore radiofonico ha annunciato che l’emittente sarebbe disposta a pagare una taglia di 50.000 dollari a chiunque fornisse notizie valide ad individuare Assange.
L’amministrazione Obama sta valutando le possibili accuse penali da muovere contro Assange ai sensi della legge sullo spionaggio, The Washington Post ha riferito lunedì che si tratterebbe di una mossa praticamente senza precedenti contro una organizzazione giornalistica.
Intanto, Assange che è ancora latitante, è stato impegnato la migrazione del suo sito web in tutto il mondo con gli americani che gli fanno sentire il fiato sul collo.
Cacciato dai server di Amazon sotto pressione politica americana, Wikileaks è stato fuori rete per parecchie ore, fin quando non è stato brevemente ospitato da hosting provider con sede in California.
Ma anche EveryDNS è stata oggetto di pressioni e ha giustificato l’esclusione del sito sostenendo che non poteva permettersi i suoi 500.000 clienti e i cyber-attacchi destinati a Wikileaks.
Wikileaks nel frattempo ha contestato la spiegazione di Amazon sostenendo che non era conforme alle regole e dichiarando in un messaggio su Twitter: “E ‘una cosa da vigliacchi. Un‘altra menzogna”.
L’opinione più diffusa nel mondo cibernetico è che Amazon risentisse dell’appassimento del controllo da parte di Zio Sam, rappresentato da Joe Lieberman, presidente del Comitato del Senato per la Sicurezza Nazionale.
Wikileaks è oggi tornata in rete con un dominio svizzero, WikiLeaks.ch. Ma quanto durerà prima che Washington riesca a colpire nuovamente?
Un’incredibile guerra cybernetica che ha per scacchiere l’intero pianeta e per posta grandissimi interessi e centinaia di migliaia di vite umane.
Tra coloro che sono imbarazzati sono la classe dirigente del Pakistan, alcuni paesi del Golfo, e leader europei e russi per non parlare della costituzione americana.
Chi intento volesse continuare a seguire la pubblicazione degli oltre 250.000 file di Assange, potrà continuare a farlo al nuovo indirizzo: http://213.251.145.96/
E la caccia continua….
Gian J. Morici