Attraverso la presente lettera vorrei chiarire alcuni passaggi riguardanti le dichiarazioni del pentito di Racalmuto, Beneamino Di Gati, a proposito della tentata realizzazione di un distributore di benzina a Racalmuto, da parte della società che fa capo a Giuseppe Arnone da Castrofilippo, recentemente arrestato per associazione mafiosa.
Correttamente il funzionario del Comune di Racalmuto che, all’epoca dei fatti era il geometra Calogero Chiarelli, non diede seguito alle richieste di tale soggetto, anche perché nessuna istanza ufficiale è stata mai presentata al Comune di Racalmuto finalizzata all’ottenimento del nulla-osta del Comune di Racalmuto.
Ad integrazione da quanto sostenuto dal pentito, Beneamino Di Gati, dopo il tentativo di corruzione posto in essere da tale soggetto, l’Arnone di Castrofilippo, non avendo ottenuto i favori richiesti al Comune di Racalmuto, ebbe modo di denunciare presso la Procura della Repubblica di Agrigento il Comune di Racalmuto.
Il Comune da me legalmente rappresentato anche attraverso il Chiarelli, dal mio punto di vista correttamente, ad una verbale richiesta oppose un altrettanto verbale diniego.
Ricordo pure che all’Arnone fu recapitata una lettera di diniego visto che non aveva i requisiti di legge e né tanto meno l’autorizzazione della Regione per aprire detto distributore.
A seguito di tale diniego fui denunciato, sempre dall’Arnone, anche io e sottoposto ad oltre 5 anni di procedimenti penali, culminati ovviamente con un’ampia assoluzione in primo grado, proprio perché, legittimamente, mi opposi, verbalmente e per iscritto a colui il quale è ritenuto a pieno titolo uno dei più importanti capimafia dell’agrigentino dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo e non solo.
Adesso, martedì prossimo, si celebra l’appello a Palermo, relativo proprio a questa causa, scaturita da una denuncia proprio di Arnone e che era culminata in primo grado, paradossalmente, con la condanna niente di meno che del Chiarelli che si era opposto al condizionamento dell’Arnone, esercitato tramite il Di Gati.
Condizionamento mafioso che ovviamente non aveva sortito alcun effetto, in quanto, al di là di qualsiasi più o meno indebita o mafiosa pressione, l’Arnone, lo ribadiamo, non aveva alcun titolo e diritto per richiedere l’apertura di tale distributore.
Piuttosto sembrerebbe che sempre l’Arnone, non avendo ottenuto alcun risultato attraverso l’arma del condizionamento mafioso, sfoderò l’arma della denuncia e continua a farlo, visto che proprio martedì si celebra l’appello a Palermo proprio per questa causa del distributore.
Salvatore Petrotto