A decidere di collaborare con la giustizia, Paolo Portelli, indicato come un “fedelissimo” degli Emmanuello. Ultimo di una lunga lista di personaggi di spicco della criminalità organizzata gelese che hanno deciso di collaborare, Portelli potrebbe raccontare molto agli inquirenti sugli anni di militanza negli ambienti mafiosi. Già prima di lui, avevano deciso di collaborare personaggi come Crocifisso Smorta, Emanuele Terlati, Carmelo Barbieri Fortunato Ferracane, Salvatore Cavaleri e Giuseppe Scicolone, che con le loro dichiarazioni avevano inferto duri colpi a Cosa Nostra. A far decidere a Portelli di saltare il fosso, potrebbe essere stata la prospettiva di passare lunghissimi anni dietro le sbarre. Il neo collaboratore infatti, era già stato tra i protagonisti del maxi processo antimafia “Buzzurra” e il suo nome era apparso nelle operazioni denominate “Cayenne”, “Munda munids”, “Redibis”, “Compendium” , “Extrema ratio”, fino alla più recente, quella denominata “Leonina societas”, che aveva portato all‘arresto di 7 persone. Il suo passaggio nella schiera dei collaboratori, potrebbe contribuire ad assestare altri duri colpi alle famiglie mafiose di Gela e, forse, indurre altri a decidersi a collaborare. Paolo Portelli, oggi quarantenne, decise fin da giovane di entrare a far parte di Cosa Nostra, commettendo vari delitti ed occupandosi di estorsioni per conto degli Emmanuello. Il suo nome, era anche tra quelli dell’operazione “Compendium”, la vasta operazione antimafia, condotta tra la Sicilia e il Nord Italia, che portò all’emissione di 41 ordini di custodia cautelare nei confronti di altrettanti presunti esponenti della cosca mafiosa degli Emmanuello di Gela (Caltanissetta). Agli arrestati, venne contestata a vario titolo, l’associazione mafiosa finalizzata al controllo illecito degli appalti e dei subappalti, intermediazione abusiva di manodopera, traffico di stupefacenti, ricettazione, estorsione, danneggiamenti, riciclaggio di denaro sporco, detenzione e porto abusivo di armi e munizioni. Tra le armi sequestrate nel corso di quell‘operazione, anche una colt calibro 45 che, secondo una perizia balistica, sarebbe stata usata in due omicidi compiuti a Gela, durante la guerra di mafia: quello di Antonio Meroni, nell’89, e quello di Francesco Dammaggio, nel febbraio del ’91. Un nome dunque di spicco quello di Paolo Portelli, che, seppur non ascrivibile al ghota di Cosa Nostra, potrebbe consentire alla DDA di far luce su tanti delitti rimasti ancora irrisolti ed aiutare a ridisegnare il nuovo organigramma della mafia gelese.
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