A seguito della maxi-operazione antidroga, che ha coinvolto oltre 400 carabinieri, portando all’arresto di oltre cinquanta persone accusate di associazione a delinquere finalizzata al traffico e alla vendita di sostanze stupefacenti, si registrano le prime reazioni.
“Da oggi, in Sicilia – dichiara il ministro Alfano – ci sono 56 mercanti di morte in meno e, quel che più conta, un’intera organizzazione criminale dedita al traffico degli stupefacenti, con ramificazioni in Sicilia, Lombardia e Germania, e’ stata assicurata alla giustizia“.
Il ministro di Giustizia, non manca di rivolgere un plauso ai magistrati della Procura della Repubblica di Agrigento, alla Procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Palermo, alla compagnia dei Carabinieri di Licata e al reparto operativo di Agrigento che hanno portato a termine con successo questa brillante operazione fra Licata e i comuni della provincia di Agrigento“.
A firmare le ordinanze, su richiesta dalla Procura della Repubblica di Agrigento, è stato il gip Alberto Davico che ha anche stabilito gli arresti domiciliari per otto indagati. Tra i destinatari delle ordinanze anche due donne e sei minorenni.
Dalle indagini, coordinate dai sostituti procuratori Santo Fornasier e Gemma Miliani, è emerso come gli spacciatori non avessero un’unica sede di approvvigionamento, ma acquistassero la droga tra Palermo, il Nord Italia e la Germania. Oltre all’hinterland agrigentino, teatro dell’operazione sono stati anche Seveso Milanese, dove sono stati arrestati alcuni indagati, Sommatino, in provincia di Caltanissetta, e Palermo.
Proprio nel capoluogo siciliano sono stati arrestati due ex calciatori del Licata calcio.
Soddisfatto del risultato conseguito, il Procuratore capo di Agrigento, Renato Di Natale, che nel corso della conferenza stampa tenuta con il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo, ha però evidenziato come se la legge sulle intercettazioni fosse stata già in vigore, forse non si sarebbe potuta portare a termine questa maxi-operazione contro la criminalità organizzata.
È infatti grazie alle intercettazioni telefoniche ed ambientali, che è stato possibile assicurare alla giustizia quelli che il ministro definisce “mercanti di morte”.
“Di certo questa indagine non è stata svolta in 75 giorni con proroga dopo proroga – afferma il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo – I termini stabili dalla nuova legge non ci avrebbero permesso di contestare i reati”.
Alla soddisfazione del ministro Alfano, fa dunque eco il timore palesato da quei magistrati e forze dell’ordine, che giorno dopo giorno lavorano alacremente per assicurare alla giustizia i criminali.
Passato questo momento, dopo che il ddl sarà approvato e diverrà legge, quale plauso, e a chi, potrà fare il ministro Alfano?
O forse visto il minor numero degli arresti che verranno effettuati, ci si vorrà convincere che grazie all’incisiva azione di governo, sarà diminuita la criminalità?