Caro Giovanni,
la lettura di questo tuo ultimo libro e i nomi dei politici che lo presenteranno stimola il mio contributo al dibattito che credo la tua pubblicazione voglia aprire.
E questo mio contributo è anche sollecitato dalla voglia di sfatare una leggenda metropolitana agrigentina, una delle tante, artatamente alimentata: il presunto rapporto di solidarietà politica nato alla fine degli anni ’80, cresciuto nella prima metà degli anni ’90 e poi via via proseguito fino ai giorni nostri tra gli arnoniani e Giovanni Taglialavoro.
Questaleggenda metropolitana ha come principale postulato che Arnone, nel periodo immediatamen sponsorizzato proprio da Taglialavoro e da Teleacras.
Le pagine del tuo libro spazzano via questa leggenda fasulla e confermano, invece, che la tua visione della politica è ferma agli anni ’80 e che tu, costantemente, a sinistra, ti sei rapportato, offrendo la tua intelligenza, il tuo intuito e la tua cultura, con quella sinistra vecchia ed inutile che siederà accanto a te domani alla presentazione del tuo libro e che è incarnata dal suo storico capo, Angelo Capodicasa.
Chi legge il tuo libro, se conosce la realtà agrigentina, prende atto del tuo grandioso falso storico: raccontare Agrigento dei primi anni ’90 cancellando sostanzialmente quella vasta parte della città che ebbe il coraggio, finalmente, di alzare la testa, schierarsi per la legalità, riconoscere nella Valle dei Templi un valore, non avere più subalternità nei confronti dei potentati politico – affaristici dominanti. Se, invece, il lettore non conosce ciò che in effetti è avvenuto in quegli anni ’90, viene ad avere la stessa visione di colui che studia l’impresa di unificare l’Italia cacciando i Borboni, non conoscendo la figura di Garibaldi e ciò che rappresentò lo sbarco dei Mille.
Dicevo che tu ti schieri in quello che storicamente è stato (tranne una brevissima fase tra la fine del ’93 e l’inizio del ’94) il posto che hai prescelto: il pensatore, l’intellettuale, il fine teorico dell’asfittico mondo di Capodicasa e dei suoi amici. Pocanzi ho utilizzato l’espressione “sinistra vecchia e inutile”. E adesso, con un paio di battute, sostanzierò in modo inconfutabile il concetto.
Domani, stando al programma ufficiale, avrai a fianco Marco Zambuto. Prova a chiedergli se ha ottenuto un embrione di risposta politica, un qualsiasi balbettante ragionamento, da parte di Capodicasa a riscontro dell’appello che con encomiabile lucidità, coraggio e spirito di servizio il sindaco ha lanciato anche a questa parte del PD, per ottenerne l’impegno diretto al governo della città.
A oltre due mesi da questo reiterato appello, nessuna risposta. Non si è neanche dato seguito a quel manifesto del PD, datato 3 maggio, che pure forniva una risposta interlocutoria, fortemente voluta dagli ex Margherita per onorare l’impegno con gli elettori.
Questo è il capodicasismo dell’oggi. Se vogliamo andare a quello delle origini, cioè al primo pubblico scontro tra Arnone e Capodicasa, dobbiamo tornare indietro di quasi 25 anni, quando Capodicasa scelse come interlocutori principali i capi dell’abusivismo della Valle dei Templi e fu sconfitto dagli ambientalisti che pensavano invece a tutt’altra sinistra.
Vedi, caro Giovanni, della tua pubblicazione mi piace molto il contributo in appendice di Carmelo Sardo, perché in tutto e per tutto è vera e sincera, può condividersi senza riserva alcuna. Esalta quella che è stata la grande professionalità e intelligenza da te investita nella esperienza di Teleacras. Utilissima, essenziale, per la crescita culturale di questa città. E Carmelo, da uomo di gran cuore qual è, ricorda che quella tua opera si è potuta concretizzare grazie “… alla generosità e lungimiranza degli editori”. Ed io penso che se tu fossi rimasto ad Agrigento, invece di andare via, verso i successi romani, pur con le tue contraddittorie analisi politiche, dotato come sei di capacità ampiamente al di fuori dell’ordinario, avresti potuto continuare a dare un contributo di eccellenza alla crescita della nostra terra.
Mi piace molto attingere metafore, suggestioni, insegnamenti, dall’epica omerica. Il mio eroe preferito è Ettore, perché ha tutti i pregi dell’uomo, non avendo alcuno dei vantaggi del semidio. E il semidio Achille non mi sta simpatico, anche perché, per via della sua brama di bottino, che lo porta a scontrarsi con Agamennone, abbandona per una lunga fase i suoi compagni d’arme, guarda gli scontri dalla tolda della sua nave. E il suo mancato apporto procura addirittura l’incendio delle navi achee da parte dei troiani straripanti. Già, perché questa è una terra difficile, ma che merita impegno ed amore. La nostra gente sa rispondere a chi è in grado di amarla. E il sindaco Zambuto, di cui vado molto orgoglioso, è il figlio maturo dei valori seminati in questa città a partire da quell’inizio degli anni ’90 e incessantemente sino ad oggi.
La cultura che Marco Zambuto riesce ad esprimere – penso ad un recentissimo suo intervento sul Corriere della Sera in ordine al contrasto tra Valle dei Templi, sviluppo di questa città e rigassificatore – io l’avverto come figlia del lavoro che tu ed io abbiamo svolto sul terreno della crescita culturale e civile, sul corretto del territorio, sul grande valore che rappresenta il nostro patrimonio ambientale e culturale, e che però appartiene al tuo impegno di cittadino e di giornalista, ma non appartiene al sistema di alleanze politiche che prediligi. Rifletti su questa evidente contraddizione.
Dunque, caro Giovanni, ti vedo come un ottimo giornalista, un grande maestro di televisione, ma percepisco notevoli limiti nella tua proiezione politica e nel ruolo di analista politico che ampiamente ti sei ritagliato e assai spesso in contrasto con me e i miei amici.
Leggendo un brano di un tuo editoriale del 1993, quello ove in riferimento alla mia persona e all’impegno per la legalità scrivevi “Chi si ostinerà a riproporsi uguale a sempre, sarà” Già, perché all’epoca, spazzato dai processi storici. Sodano sembra questo averlo capito e l’ha dichiarato in modo inequivocabile. Vedremo se sarà capace di realizzarlo oltre che a dirlo. Ma questo dipenderà anche da chi ha il compito di collaborarle e controllarlo.
Dopo pochi mesi, tu ed io ci dividemmo anche sull’analisi del sistema – Sodano: per me fu sufficiente prendere atto delle volgari persecuzioni attuate contro Lillo Mazza (teste chiave del processo Somme Urgenze) e di Elvira Quintini, per capire dove saremmo andati a parare: imbrogli a non finire, sino alle pesanti ombre di collusioni con gli interessi di Cosa Nostra, messi a nudo dall’inchiesta Alta Mafia. E prima ancora, dalla vicenda di Favara Ovest
Ovviamente, nella tua proiezione, ad essere “spazzato dai processi storici” dovevamo essere i consiglieri Arnone, Di Bella, Fontana. E ricordo una tua “indimenticabile” battuta, più volte profferita in mia presenza: “Arnone e Sodano sono le due facce di una stessa medaglia. Una medaglia da buttare. ” Ricordo persino un pranzo in una trattoria di S. Leone, tra te e noi consiglieri, nel corso del quale ci confrontammo aspramente sui tuoi editoriali e servizi televisivi, tra la fine del ’94 e l’inizio del ’95, nei quali Teleacras presentava le continue aggressioni che noi subivamo, talvolta fisiche, come risse tra soggetti egualmente rissosi
Il tempo è galantuomo e fornisce poi le sue pagelle. Forse una faccia della medaglia era proprio da buttare. Lo hanno sancito, prima ancora delle sentenze dei Giudici, i voti dei cittadini. Di un’altra faccia, invece, la gente di Agrigento, può andare giustamente orgogliosa.
Ma proseguiamo la storia di questo nostro rapporto, di amici su un piano affettivo e di simpatia, che per quanto mi riguarda rimane immutata, e di avversari sul piano dialettico dell’analisi e dell’impegno politico. Per chi guarda la dinamica di un partito nell’interesse del Partito, non vi è dubbio che in quel maggio 2008, Giuseppe Arnone doveva essereletteralmente pregato dai dirigenti locali del PD per candidarsi a presidente della Provincia.
Lo imponeva la logica, il buon senso, i voti al Comune nell’anno precedente, e ancor di più il lavoro della IPSOS di Nando Pagnoncelli che indicava Arnone di gran lunga il migliore dei candidati possibili per il centrosinistra (a meno di non pensare che Arnone abbia…). Ma Capodicasa e i suoi amici non fanno politica con la testa, subornato Pagnoncelli bensì con i livori e lo stomaco. Ed ecco la candidatura di Vivacqua. E tu, inesorabilmente, accanto a Vivacqua…
FINE PRIMA PARTE
Fino a quando Arnone……………………………………………non parlerà!!!!!
Sig Morici chiedo scusa a lei ed ai suoi lettori, per l’intromissione nel post “Anche Arnone rivendica un futuro per Agrigento”, con quesiti che nulla hanno a che vedere con l’argomento in oggetto.
Da oggi e fino a quando l’avvocato Arnone non commenderà sui fatti accaduti alla Cassa Edile di Agrigento, farò il Paolini della situazione, mi intrufolerò su tutto ciò che pubblicherà sul sito l’avvocato Arnone, con interrogazioni, fino a quando non darà risposte alle domande poste.
Una riflessione per l’avvocato Arnone, ma lei non pensa che con tutti questi voti che ha preso, e di cui se ne vanta in ogni occasione, non gli balena nella mente che qualche elettore possa appartenere alla categoria dei manovali, dei carpentieri e dei muratori, non pensa che questi suoi elettori abbiano il diritto di sapere che fine hanno fatto i soldi accantonati nei fondi di riserva della Cassa Edile??, e visto che parliamo di lavoratori il cui settore è in crisi, le sembra giusto sperperare quei soldi in esodi milionari a dirigenti ex sindacalisti!!, non sarebbe stato più corretto ridistribuire quelle risorse a quei lavoratori in cassa integrazione o che abbiano perduto il posto di lavoro per la chiusura dell’impresa??.
La crisi economica del settore, fra poco si trasformerà in crisi sociale, e lei detentore di legalità e trasparenza di tutti i cittadini di Agrigento, non lo deve permettere, deve intraprendere questa battaglia di legalità, affinché, il mal tolto venga riconsegnato agli aventi diritto. E sarebbe auspicabile, visto che rappresenta un caso sociale, di fare un bella interrogazione presso il Consiglio Comunale!!! Che ne pensa avvocato Arnone!!!.
Saluti L’INNOMINATO
Egregio Sig. Innominato,
devo purtroppo farle notare come lo spazio riservato ai commenti, è opportuno che venga utilizzato in maniera appropriata e pertinente con quello che è l’argomento trattato nell’articolo.
Se passasse una logica diversa, ci ritroverremmo tanti Paolini che finerebbero con lo snaturare quello spazio di democratico confronto che sono i commenti.
Un conto è inviare una lettera firmata al Direttore – in questo caso Romeo -, un altro quello di commentare qualsiasi articolo in maniera ripetitiva.
Eventuali lagnanze riguardo i possibili comportamenti di altri soggetti, sarebbe inoltre opportuno che venissero indirizzate agli stessi, senza utilizzare il giornale per perorare interessi diversi da quelli dell’informazione.
Mi spiace pertanto comunicare a Lei, quanto ad eventuali altri lettori che volessero utilizzare allo stesso modo i commenti, che d’ora innanzi non verranno pubblicati ulteriori commenti non inerenti l’articolo al quale vengono postati, nè copie di precedenti commenti inviati in maniera ossessiva.
La ringrazio anticipatamente, certo della sua comprensione.
Cordiali saluti
Gian J. Morici