La cosiddetta trattativa Stato Mafia è un format televisivo di sicuro successo ma che non ha nulla a che fare con la strage di Via D’Amelio.
Per anni si è voluta attribuire l’accelerazione dell’omicidio del giudice Paolo Borsellino alla presunta trattativa condotta da Mori e De Donno, ufficiali del Ros, ignorando l’inchiesta Mafia Appalti, condotta dagli stessi ufficiali, voluta da Giovanni Falcone e sulla quale si era puntata l’attenzione di Paolo Borsellino dopo la strage di Capaci.
La Corte d’Assise d’appello di Caltanissetta, nelle motivazioni, appena depositate della sentenza d’appello del Borsellino Quater, scarta la tesi sulla trattativa, soffermandosi sulle cause che determinarono la strage di Via D’Amelio: L’esito del maxiprocesso e l’interessamento al dossier mafia appalti.
A raccontare quanto riportato in sentenza, l’articolo a firma di Leonardo Berneri pubblicato stamane sul Riformista, giornale che con le sue recenti inchieste risulta parecchio scomodo a chi vorrebbe una stampa prona e sempre pronta a pubblicare le veline delle procure.
Leonardo Berneri nel suo articolo riporta, tra l’altro, i sospetti che lo stesso Paolo Borsellino il giorno prima dell’attentato aveva confidato alla moglie, quando le disse «che non sarebbe stata la mafia ad ucciderlo …ma sarebbero stati i suoi colleghi ed altri a permettere che ciò accadesse».
“Il punto – scrive Berneri – non è di poco conto. Soprattutto nel momento in cui si organizzano convegni o si fanno “inchieste” televisive, invitando i soliti magistrati che puntualmente omettono i problemi che Borsellino ebbe all’interno della procura. Purtroppo accade sempre più spesso che quando nelle interviste si riporta questa oramai celebre frase che Borsellino confidò alla moglie Agnese, se ne dimentichi tuttavia la parte finale con il riferimento che il giudice fece ai suoi colleghi, i magistrati. La memoria (e il coraggio – ndr) non ha fatto gli stessi brutti scherzi alla Corte, che invece non ha dimenticato di darne rilievo, richiamandola con riferimento alle dichiarazioni testimoniali che rese la moglie di Borsellino. Non solo. Sempre nella sentenza viene citato il fatto che l’arrivo di Borsellino nel nuovo uffi cio della Procura di Palermo «era stato percepito con preoccupazione da Cosa Nostra, al punto che Pino Lipari (vicino ai vertici dell’organizzazione maliosa) aveva commentato il fatto dicendo che avrebbe creato delle difficoltà a “quel santo cristiano di Giammanco”». Ricordiamo che per i corleonesi, Lipari è stato un “consulente” che si occupava di pilotare gli appalti pubblici in modo da affidarli a imprese vicine ai boss. Il suo nome apparve anche nel famoso dossier mafia appalti scaturito dall’indagine degli ex ros Mario Mori e Giuseppe De Donno, condotta sotto la supervisione di Giovanni Falcone”.
Purtroppo chiunque ad oggi abbia osato sfiorare l’argomento Mafia Appalti, ha dovuto subire le conseguenze del suo ardire.
La sentenza d’appello del Borsellino Quater è una pietra miliare nella ricostruzione della genesi delle stragi che non può essere ignorata.
“Non la presunta trattativa, ma la questione “mafia appalti” che ha anche come sfondo i problemi all’interno dell’allora procura di Palermo. Il tutto è ben cristallizzato in questa sentenza. Tutto ciò potrebbe significare un ulteriore sviluppo delle indagini e la possibilità di arrivare a un Borsellino quinquies?” – conclude l’articolo di Leonardo Berneri.
Un articolo da leggere per chi interessato veramente a comprendere cosa accadde nel periodo antecedente alle stragi. Un articolo poco interessante per chi appassionato ai format televisivi di successo che si sono mantenuti – e continueranno a mantenersi – lontani dai fili dell’alta tensione rappresentati da quel dossier (Mafia Appalti) costato la vita dei giudici che se ne interessarono.
“La paura è umana, ma combattetela con il coraggio” – Paolo Borsellino
Gian J. Morici
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