MA CHI E’ QUESTO GENTILONI?

gentiloniNon sembra che Renzi, costretto dal calcione ricevuto dal corpo elettorale il 5 dicembre a lasciar Palazzo Chigi, abbia voluto dare la prova della disponibilità, che il suo partito avrebbe di uomini e donne capaci di rappresentare il Paese.

Gentiloni, Ministro degli Esteri del Governo uscente (cioè, defenestrato) è l’ultimo arrivato della compagine, essendo subentrato alla Mogherini, quando la ragazza fu chiamata al prestigioso ruolo di Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri, carica assegnata all’Italia e così svuotata di valore e di prestigio.

Benché Ministro in varie compagini precedenti quella renziana (Prodi I e Prodi II), Gentiloni è uno di quelli di cui ci si domanda: ma questo chi è? Di dove è venuto fuori? E si va a guardare su internet.

Il mandato di succedere a Renzi è stato dato ad una “ruota di scorta del suo Governo”. Come dire: il peggio viene sempre dopo.

Eppure, Paolo Gentiloni se non proprio una figura emblematica, una metafora del sinistrismo post-ex comunista, è sicuramente una figura dalla cui storia molto si può ricavare per capire il Partito Democratico, il renzismo, la Sinistra reazionaria dei nostri giorni.

Gentiloni viene dal “Movimento”, che, poi sarebbe quella cosa in cui si esercitarono le velleità rivoluzionarie di molti figli di papà. E si esaurirono, così da lasciare ai suddetti rampolli prova di un residuo esclusivamente conservatore e, comunque di disponibilità al potere “borghese” e “capitalista”.

Di famiglia cattolica, quella stessa di Vincenzo Gentiloni, del famoso “Patto Gentiloni”, l’inciucio di Giolitti con i Cattolici per assicurarsene i voti, parte che chiuse al contempo la fase post risorgimentale e quella del riformismo giolittiano, inciucio quindi veramente memorabile.

Dopo un’educazione cattolica, passato nel liceo statale Tasso, si imbarcò nel movimento studentesco, con Mario Capanna. Ma fu uno di quelli che, lasciato il “Movimento” trovò aperte le porte per commissioni, enti, cariche istituzionali. Vagò per le varie sottospecie della Sinistra extra parlamentare, tutte però quelle più propense al Parlamento ed al potere. Da Capanna passò a Rutelli, dal movimento studentesco passò al “Movimento dei Lavoratori per il Socialismo”, si legò a quelli di Legambiente (rifugio di molti rivoluzionari in congedo). E, poi, la Margherita etc. etc. il P.D., le primarie per il Comune di Roma, (battuto, nientemeno, da Marino ed anche da un altro). Eletto deputato tra la Margherita, l’Ulivo etc. vide giusto a piazzarsi nel settore “comunicazioni” delle rispettive formazioni politiche. Un settore che “rende”.

Gentiloni ha un primato di famosi “progetti” falliti: il tentativo di riforme del settore televisivo, il tentativo di riforme della RAI.

Passato ad occuparsi del settore Esteri, nell’Unione Interparlamentare, occupò un ruolo nell’Italia-Stati Uniti. Magari con preferenze democratiche, risultate oggi non proprio la scelta migliore. Utilizzato come “ruota di scorta” per coprire il grande vuoto lasciato dalla Mogherini si affrettò a promettere una rapida soluzione del problema dei Marò e della relativa controversia con l’India. Campa cavallo! Pare si sia dato molto da fare per quell’invito a cena da parte di Obama a Renzi che non ha portato bene né alla pupilla di Obama, la Clinton, né tanto meno a Renzi.

Che sia stato dato l’incarico a lui per questa sua poco bene auspicante fama?

Da quelle parti tutto è possibile.

Del resto è cosa manifesta che la politica di Renzi del dopo referendum si ripropone di far pagare al Paese il prezzo ed il peso del gran casino che lascia, ritenendo che, peggio andranno le cose, meglio andranno per lui, che ne vorrà scaricare la responsabilità sul nostro NO.

Può darsi che Gentiloni sia parte di questa “vendetta”. Un ruolo che non è poi difficile da esercitare nel più efficace dei modi.

Basta dire che è un “renziano”.

Mauro Mellini

 

 

 

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