Ha fatto molto discutere la vicenda che ha visto F.R. poliziotto e sindacalista di base, rilasciare a Ballarò un’intervista in anonimo.
Nel corso dell’intervista, il poliziotto faceva notare caschi protettivi privi di protezione, armi del ’78 e giubbotti antiproiettile in scadenza a dicembre 2015 (data dell’intervista).
Immediata la reazione. Un’indagine specifica su richiesta del capo della Polizia Alessandro Pansa al questore di Roma.
A seguito dell’indagine, condotta in tempi rapidissimi (che se lo fossero altrettanto riguardo a fatti di mafia, malaffare politico, tangenti e corruttele varie, non avremmo mai avuto latitanti uccel di bosco per decenni, né un Parlamento con un’alta percentuale di pregiudicati e corrotti), perché si facesse luce sul dirigente sindacale che avrebbe mostrato equipaggiamenti non più in dotazione agli agenti in servizio, destinati allo smaltimento.
Il poliziotto in questione è finito indagato per peculato, abbandono di posto e procurato allarme sociale; sospeso dal servizio a metà stipendio, con moglie e figlia a carico.
Sulla vicenda, sulla quale si vorrebbe far calare una coltre di silenzio, con l’aiuto dei tanti media che fanno da scendiletto ai potentini di turno, è intervenuto il segretario generale del SAP Gianni Tonelli, che dallo scorso 21 gennaio ha iniziato uno sciopero della fame rivolgendo un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella “perché intervenga per ripristinare i regolari principi di uno stato di diritto e perché i cittadini possano conoscere la reale situazione delle forze di Polizia deputate al loro soccorso e protezione”.
Divertente, se non fosse ridicola, pericolosa e faziosa, la reazione del mondo politico e sindacale antagonista del SAP, che anziché guardare la luna guardano il dito che la punta.
La gravità del fatto non è più quella delle attrezzature inadeguate, delle carenze di organico, delle divise insufficienti che nei mesi scorsi portarono le Forze dell’Ordine a manifestare ( a volte anche in mutande) contro i tagli che impediscono di poter garantire la sicurezza ai cittadini, bensì l’indagine aperta nei confronti di agente della Polizia di Stato che avrebbe mostrato materiale non in uso , con il presunto fine di screditare il governo e la Polizia di Stato.
Senza entrare nel merito della vicenda che riguarda il poliziotto indagato, che non spetta a noi giudicare, qual è la verità dei fatti? In che condizioni versano gli operatori delle Forze dell’Ordine ai quali è affidata la nostra sicurezza?
Oltre alle denunce del SAP, altre organizzazioni sindacali di polizia avevano denunciato quanto emerso dalla puntata di Ballarò. Secondo quanto riportato dai media oltre un anno fa, un’altra organizzazione sindacale aveva diffidato il Prefetto di Roma perché, grazie ai giubbotti antiproiettile scaduti o in scadenza si metteva a repentaglio la vita dei poliziotti. Stando a quelle stime, tra i 15 e i 20mila agenti rischiavano la propria vita uscendo per strada senza le adeguate tutele.
Anche in quel caso materiale non in uso con il presunto fine di screditare il governo e la Polizia di Stato? Notizie false e tendenti a procurare allarme sociale? E chi venne denunciato? quali indagini furono avviate?
Analoga denuncia quella comparsa sulle pagine del Fatto Quotidiano, in un articolo a firma di Silvia D’Onghia, dalla quale si evince come in Italia ci sono 12 mila pettorine di protezione (di cui “valide” solo 3.300). 10 mila giubbotti acquistati nel 2004 sarebbero scaduti nel 2014 e sarebbero stati ritirati, mentre altri 8.733 del 2005 scadevano nel dicembre 2015 e gli ultimi mille delle forniture di quel periodo dovrebbero essere ritirati nel 2016.
Tutto inventato? Tutti denunciati? Tutto falso solo per screditare il governo? Procurato allarme sociale?
Di falso, secondo quanto dichiarato in conferenza stampa dal Segretario Generale del SAP Gianni Tonelli, ci sarebbero soltanto le prove del castello di accuse contro il poliziotto sospeso e contro il SAP.
Poliziotti carne da macello? A volta la colpa è anche di chi anziché far fronte comune contro quanti ricorrono al “Divide et impera” di latina memoria, per soggiogare un popolo provocando rivalità interne e fomentando discordie.
In attesa che anche i vertici del governo e chi a capo di talune istituzioni rinunci ad utilizzare giubbotti antiproiettile, auto blindate, scorte e quanto altro serve alla loro sicurezza, sostituendoli con indumenti lisi e auto senza carburante, val la pena di ricordare a coloro i quali rischiano ogni giorno la propria vita per difendere quella degli altri, che quando il saggio indica la luna, solo lo stolto guarda il dito…
Gjm