“Ciao Joseph…sono momenti difficili perchè nulla sembra cambiare e sono sempre più le vittime vicine a noi….oggi hanno colpito un mio grande amico..e non sappiamo se ce la farà….e cosi si va avanti ogni giorno…ahimè”
Il messaggio è come un pugno allo stomaco. Lei non lo sa, ma stavo giusto parlando con un amico di quello che accade in Siria e del coraggio di una giovane siriana che è nata e vive in Italia. Il suo nome, è Aya Homsi! Ha 25 anni e si definisce un’attivista a tempo pieno. Nata e cresciuta a Bologna da genitori di Aleppo, è diventata uno dei volti più conosciuti della rivolta siriana.
Dal messaggio all’intervista, passano solo alcune ore.
GJ: Aya, cosa ti ha spinto ad abbracciare la causa del tuo popolo e trasformarti in un’attivista che si batte strenuamente contro la dittatura di Bashar al Assad?
AH: Cosa spinge ancora a non attivarsi dinnanzi all’ingiustizia? È questa la domanda che mi pongo invece io…e non è l’essere siriana ad avermi fatto prendere posizione… perchè l’avevo presa anche per i tunisini, libici, egiziani e yemeniti…
L’essere anche un paese delle mie origini mi ha aiutata a capire le cose…però mi sono messa a disposizione in Italia il paese in cui vivo per spiegare e dare i mezzi per capire come aiutare e perchè aiutare… chi ha voluto ascoltare ha sentito…chi invece non ha mai voluto, ancora sostiene Assad.
GJ: Quali sono stati i tuoi primi passi in questa direzione?
AH: Semplici passi nel raccontare e riportare quello che faceva Assad…non è stato difficile, perchè i crimini del regime sono sempre stati atroci sin dall’inizio… Io condividevo solamente i video…aggiungendo le traduzioni…
GJ: Da quando hai creato la pagina Facebook “Vogliamo la Siria Libera”, sei diventata un personaggio pubblico…
AH: Il popolo siriano dev’essere il vero personaggio pubblico…! Noi siamo
solo un mezzo…il canto di chi non ha voce…questo dobbiamo essere…ed è questo che spero di fare e continuare a fare.
GJ: Si dice che il Mukhabarat (servizi segreti siriani) abbia un dossier su di te e che tu sia ricercata per la tua attività contro il regime. Non ti fa paura tutto questo? Hai mai ricevuto minacce?
AH: Ormai, per il loro dio Assad, possono anche scrivere un libro con i “crimini” che ho commesso…..a me poco interessa sinceramente!! Loro possono scrivere dossier su chi la pensa diversamente…noi per fortuna non abbiamo bisogno di prendercela con chi ha opinioni diverse dalle nostre, ma solo con chi si macchia le mani di sangue…Sangue di civili innocenti…! Hanno più volte minacciato sia privatamente che pubblicamente… ma non ho paura di nessuno…La nostra è una verità, e la verità non ha paura!!!
GJ: I ragazzi italiani, comprendono quello che accade in Siria?
AH: Ho girato l’Italia per parlare di Siria in quest’ultimo anno e mezzo e devo dire una cosa che mi ha stupito…le conferenze nelle scuole assieme ai giovani, sono quelle che danno più soddisfazioni…quelle che ti fanno capire che una speranza c’è… Nei giovani, c’è la volontà di capire…di capire qualcosa che per loro non dev’esistere….
GJ: La tua attività riguarda prevalentemente l’informazione, denunciando quotidianamente quanto avviene in Siria. Ritieni che la stampa italiana abbia dedicato alle vicende siriane l’attenzione che meritano?
AH: La stampa ha iniziato a parlare di Siria??? Da quando??? Beh con molta difficoltà…la difficoltà di pochi ma grandi giornalisti, che hanno rischiato la vita per raccontare la verità… ottenendo sempre pochi spazi..perchè la Siria vende poco ahimè!! Di Siria bisogna ancora iniziare a parlare…e parlarne per bene!
GJ: Vi hanno definito terroristi e mercenari. Cosa rispondi a chi vi accusa?
AH: Terroristi e mercenari? Ero ferma a quando mi definivano “ratta” e “pagata dall’emiro del Qatar”… Se rivendicare il valore della democrazia, il diritto all’uguaglianza e alla vita, significa essere mercenari…a questo punto ben vengano i mercenari anche all’interno della Siria! Ormai è troppo scontata la definizione “terrorista”…da quando Assad ha fatto le “riforme”, in Siria le carceri sono piene di “terroristi”….il che la dice lunga…
GJ: Alcune testate giornalistiche, attribuiscono ai ribelli la morte di molti civili…
AH: Alcune testate giornalistiche pubblicano ancora articoli di persone che sarebbe vergognoso chiamare giornalisti….! Vedo spesso giornalisti fare gli attivisti e frequentare le manifestazioni pro Assad, addirittura facendo interventi…. Facciamo distinzione tra giornalisti e Giornalisti…!!!
GJ: Come giudicheresti tu, che sei un’attivista della rivolta, coloro i quali, pur stando dalla tua parte, dovessero macchiarsi dell’omicidio volontario di innocenti, di bambini…?
AH: Ogni persona che si macchia di sangue innocente è una persona da giustiziare legalmente…ed ogni atto illegale fatto da qualsiasi persona dev’essere denunciato…La violenza non ci rappresenta…E non rappresenta neanche il futuro della Siria.
GJ: Hai perso persone che conoscevi?
AH: Nel corso di quest’ultimo anno ho perso tantissimi amici, ed ora anche parenti… Non è la morte la cosa più atroce…ma l’impotenza.. all’interno del paese non esistono mezzi per salvare nessuno…e tu sei qui a guardare ed aspettare… Questa è la cosa più dolorosa…Ma non abbiamo più lacrime per piangere…sono finite.
Venticinque anni. Venticinque anni e tanti lutti che hanno già segnato la tua giovane vita. Possono finire le lacrime a venticinque anni? Mentre penso alla prossima domanda, ho dinanzi gli occhi la figura minuta di Aya, il suo triste sorriso…
GJ: Tuo padre, si dice fosse un attivista anti Assad già a partire dagli anni ’80. Quanto ha influito questo nelle scelte che hai fatto?
AH: Nessun siriano ha mai amato il regime di Assad…così la mia famiglia… Quando è scoppiata la rivolta in Siria avevo in famiglia chi lottava per la vita contro una malattia…e li capisci cosa può essere la perdita di una persona…E pensi al tuo paese che sta iniziando a scendere nelle piazze perchè dei bambini innocenti avevano scritto slogan a scuola, ripresi dalle altre rivolte della Primavera Araba… Ho pensato se quei ragazzi e ragazze torturati e picchiati fossero stati figli miei… ed un essere umano “normale” non sarebbe stato lì a guardare…Ogni decisione è stata spontanea… Per ogni iniziativa e conferenza non ho un discorso pronto…non ne ho bisogno, perchè è il mio essere umana che parla.
GJ: La tua famiglia come ha reagito dinanzi la tua scelta di prendere parte, seppur dall’Italia, alla rivolta nel tuo Paese?
AH: La mia famiglia aveva paura per me….Quando ti chiamano durante la notte a casa, è normale che pensi a tua figlia e cerchi di tutelarla… Ma la rabbia cresceva di giorno in giorno dentro di me…e non sono più riuscita a fermarmi…
GJ: C’è una componente religiosa nella rivolta?
AH: Certo. C’è la componente religiosa di tutte le religioni che caratterizzano la Siria…! Ti racconto questa…Ho un amico attivista dentro la Siria…lo conosco da tempo e non ho mai fatto caso al fatto che il suo nickname su facebook fosse “al curdi” “il curdo”…per me è un attivista che sta dalla parte delle vittime, punto…Poi che sia curdo, ismaelita, alawita, cristiano non fa alcuna differenza…Oggi c’è un unica distinzione da fare…chi sta dalla parte delle vittime e chi dalla parte del carnefice…chi salvaguarda la vita umana e chi si macchia le mani di sangue innocente…Ed in questi casi non c’è religione che tenga…chi deve pagare pagherà con la giustizia.
GJ: Quando tutto sarà finito, cosa farai?
AH: Quando tutto sarà finito, spero di avere ancora delle persone care da andare a trovare…Anche se, a dire la verità…non so se avrò abbastanza cuore da riuscire a tornare subito nel mio Paese, che avrà da piangere più di 30.000 partigiani…
GJ: Un ricordo che hai della Siria…
AH: non ho più ricordi…il ricordo è passato…Vivo pensando al presente e al futuro… Se guardo indietro, non potrei e non avrei più le forze di andare avanti…quindi penso al futuro…Un futuro nel rispetto di tutti, senza statue di Assad, ma con le statue dei nostri partigiani. Senza violenza dinanzi ai minori, ma con grandi diritti e rispetto per essi. Senza distinzioni religiose da parte dello Stato, ma nel rispetto e nell’arricchimento di tutte le minoranze religiose ed etniche del paese.
GJ: Cosa diresti ad Assad?
AH: Oggi è il giorno in cui soffro la perdita di un amico…Caduto mentre scappava dalle bombe di Assad…E’ tutto il giorno che mi dico e ridico una cosa: Assad deve pagare per ogni vittima, per ogni cuore spezzato di una madre, per ogni lacrima di una moglie, per ogni grido di un fratello, per ogni urlo di un padre…
Termina così la nostra intervista. Un saluto veloce… Avrei voluto dirle che è una donna coraggiosa, ma di stare attenta… Troppe volte ho già scritto di persone che hanno coraggio. Troppe volte ho smesso di scrivere di quello che avevano da dire. Non potevano dirlo più…
Chissà che un giorno non ci si possa incontrare e che tu possa urlare al mondo intero che la Siria è LIBERA… Che il popolo siriano vive in pace, senza più separazioni e conflitti. Senza lutti e dolore. Quel dolore che stanotte porti con te per la perdita di un caro amico e che forse, nonostante le lacrime siano finite, troverà ancora un’ultima lacrima che avevi dimenticato di possedere…
Buonanotte piccola grande coraggiosa Siriana.
Gian J. Morici
6 Responses to Oggi hanno colpito un mio amico… – Intervista ad Aya Homsi