Mariagrazia Brandara: Chiusura Sezione DIA Agrigento, sarebbe una decisione deleteria per la credibilità dello Stato

A parte gli inevitabili disagi per poliziotti, finanzieri e carabinieri, ci sarebbe il rischio concreto di vanificare indagini, monitoraggi e sofisticate analisi in corso su tante attività illegali in un territorio ad alto rischio.

La guerra alle mafie deve esser una priorità non solo a parole, ma nei fatti. La Direzione Investigativa Antimafia, struttura fortemente voluta nel 1992 da Giovanni Falcone, inaugurata ad Agrigento nel 1993 sotto la guida della dott.ssa Agnello, negli ultimi anni ha sequestrato beni per cifre consistenti e ne ha confiscati per un valore di oltre un miliardo di euro. La sezione di Agrigento si è particolarmente distinta per le brillanti operazioni condotte da un organico di soli 15 uomini che ha portato ad un saldo di 70 milioni di euro di beni confiscati.

Risultati sbandierati dal Governo in ogni conferenza stampa sulla sicurezza, ma che
rischiano da domani di avere “impatto zero”.

I tagli di bilancio toccano tutti e così anche l’Antimafia rischia di non fare eccezione. La mannaia contabile dovrebbe dunque abbattersi sugli stipendi, con una decurtazione fino al 20 per cento, inoltre poliziotti, finanzieri e carabinieri, che lavorano nelle varie strutture, potrebbero ritornare nelle caserme di provenienza.

Tutto questo appare avvilente ed inaccettabile. Per questo va denunciato quello che
appare come un tentativo di declassamento di una struttura come la DIA, così fortemente voluta da Giovanni Falcone, “attentando così anche alle sue idee”, come scrivono in una lettera al Ministro Maroni gli “007 antimafia”.

Come ha osservato anche Rita Borsellino: “Se il governo volesse realmente risparmiare potrebbe subito utilizzare gli immobili confiscati alla mafia per trasformarli in uffici. E magari implementare la pianta organica della Dia, inferiore di circa 200 persone rispetto a quanto previsto, visto che più si potenzia l’Antimafia, più si riduce il grave danno economico e sociale arrecato dalla criminalità organizzata”.

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