Per una strana, terribile coincidenza, la svolta processuale del caso Cucchi si incrocia con la sentenza per lo stupro di due giovani turiste avvenuto a Firenze ad opera di due Carabinieri in servizio.
Ci sono similitudini e differenze, nei due casi, che secondo me tracciano un percorso molto chiaro intorno al concetto di democrazia.
In entrambi i casi le vittime sono persone in difficoltà, deboli per condizione specifica o per carattere.
In entrambi i casi le vittime hanno comportamenti a rischio che le espone a pericoli oggettivi, e non necessariamente legati agli eventi poi realmente accaduti.
In entrambi i casi i colpevoli sono (nel caso di Cucchi a processo ancora aperto dobbiamo dire “sembrano essere”) proprio le persone a cui lo Stato affida la custodia delle persone in difficoltà, un tradimento quindi molto più grave per la collettività.
Le similitudini finiscono qui.
Le differenze sono altrettanto importanti.
Nel caso delle ragazze il percorso che ha portato alla condanna è stato rapido e lineare.
Per Cucchi ci sono voluti dieci anni e non è ancora finita.
Nel caso delle ragazze l’indignazione e la condanna sono state unanimi.
Nel caso di Cucchi abbiamo avuto schiere di giovanardi e salvini a denigrare, insultare, sporcare la memoria di un povero ragazzo ammazzato a calci e pugni (questo almeno è acclarato) pur di negare l’evidenza.
Le differenze in questi due casi delineano il pericolo che si corre se non ci sono abbastanza anticorpi nel sistema: il pericolo di valutare un reato NON in base alla gravità dello stesso, come prevede la legge, ma alla presentabilità sociale della vittima.
Le due giovani e belle ragazze sono dei fiori recisi, Cucchi un disgraziato tossicodipendente dimenticato da dio.
Eppure, anche se non sono un avvocato, sono certo che la legge questa differenza non la prevede.
La condanna, se e quando ci sarà, degli assassini di Cucchi consentirà di dire che la legge è uguale per tutti. Magari un po’ lenta, ma uguale.
Rodocarda