DIECI MILIONI PER FINIRE SU UN MARCIAPIEDE”
Recensione a cura di Anonimo B.M. Veneziano.
Un pugno nello stomaco.
Uno schiaffo al nostro perbenismo.
Un ceffone al nostro menefreghismo.
Dov’è Dio?
“Blood, toil, tears and sweat” (cioè sangue, fatica, lacrime e sudore) furono le parole pronunciate da Winston Churchill all’indomani della sua nomina a Primo Ministro della Gran Bretagna in quel 1940…
“Sangue, lacrime e fatica (morale, spirituale)” gli fa eco Sandro Biffi.
“Io piangio” è un viaggio sotto lo zerbino della nostra società, dove è comodo buttare la polvere facendoci fare sempre e comunque bella figura.
Ma quei granelli di polvere hanno un nome, un cognome, un viso, un cuore.
“Io piangio” è un diario, uno scrigno di emozioni, di dubbi, di interrogativi.
“Io piangio” è il racconto di un Amore; di quell’amore con la “A” maiuscola che ti ingabbia, ti tormenta, ti prosciuga la mente, l’anima, l’esistenza.
“Io piangio” è denuncia, dettata dall’incredulità, dall’ignoranza, dall’affetto.
Affetto, profondissimo affetto, per la persona la cui unica colpa è stata quella di nascere nel posto sbagliato, con il colore della pelle sbagliato e di essersi fidata delle persone sbagliate. Ma chi può arrogarsi il diritto di giudicare insindacabilmente quali siano i luoghi e i colori della pelle giusti per venire al mondo?
Ignoranza, anzi, sfruttamento dell’ignoranza nella quale persone incolpevoli sono lasciate a macerare per il tornaconto dei “soliti pochi”.
Incredulità davanti ad una impalcatura di leggi, bella da vedere ma vuota internamente, senza alcuna utilità pratica. Incredulità per chi vorrebbe davvero aiutare le vittime di questa guerra solo apparentemente sotterranea, e bloccare, sanzionare le menti perverse che tirano i fili di tutto ciò, ma non lo può fare.
Quante cose è “Io piangio”; quante donne, ragazze, ma anche uomini, è “Io piangio”.
“Ho rinunciato al diritto di voto, ormai. I politici commemorano le Auschwitz del passato e non fanno nulla per eliminare le atrocità del presente.”
Eccolo il fallimento di quella cosa chiamata “istituzioni”, citata sempre al plurale ma che, di fatto, vale meno di un singolare.
Troppi interessi, troppi soldi: ecco i veri nemici di Alexandra, di Jessica, di Viviana, di Alberto.
“…ancora non conosceva il freddo che l’avrebbe assalita in inverno quando mezza nuda avrebbe dovuto aspettare il cliente di turno. Ancora non conosceva le botte delle bande di giovinastri. Il sapore dell’urina sul suo volto. Lo scricchiolio dei denti che le si sarebbero spezzati in bocca, tra le italiche risa. Ancora non conosceva l’indifferenza e i tempi biblici di intervento di chi avrebbe dovuto proteggerla. Purtroppo, avrebbe avuto modo di scoprire tutte queste cose…”
Un quadro tristemente, purtroppo, vero, descritto con parole semplici, che fanno male. A questo riguardo, con domanda (retorica e) volutamente provocatoria verrebbe da chiedersi se i firmatari, Senatrice socialista Angelina “Lina” Merlin in testa, della legge n. 75 del 20 febbraio 1958, avrebbero mai immaginato le nefaste conseguenze della loro iniziativa politica…
Ovviamente è impossibile dare una risposta ufficiale. La risposta concreta, reale, la troviamo ogni notte (ma, anche, ogni giorno) lungo le strade anonime, lungo i viali percorsi da chi non ha tempo; dove i joint e i riti magico-tribali ingrassano persone cattive.
“IO PIANGIO A BRESCIA-AUSCHWITZ. DIECI MILIONI PER FINIRE SU UN MARCIAPIEDE”: titolo eloquente per narrare ciò che dovrebbe essere eloquente ma che si preferisce far passare sotto silenzio.
Ecco la missione del lettore: rompere quel silenzio, dare voce a chi la voce non può usarla, dimostrare che il bene è…bene e che l’essere umano, pur con tutte le storture che lo caratterizzano, è in grado di capire e di rimediare ai propri errori. Sempre.
Buona lettura.