Un’altra “perla” scappa fuori tra le pieghe della cosiddetta riforma Boschi-Renzi della Costituzione.
Il Senato, già così maltrattato, reso “evanescente” nella sua costituzione e nelle sue competenze, ma che tuttavia continua ad esistere e senza il quale non c’è un “Parlamento”, ma solo un pezzo, non potrebbe funzionare.
Il Senato, così come strutturato e composto ex art. 57 modificato dalla c.d. riforma NON POTREBBE COSTITUIRSI perché la prevista nomina dei senatori “spettanti” a ciascuna delle Regioni a Statuto Speciale (Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia e Valle d’Aosta) trova ostacolo negli Statuti Regionali Speciali di tali Regioni, che hanno forza di norme costituzionali, in cui sono incluse norme che vietano ai Consiglieri Regionali di far parte del Parlamento Nazionale (art. 15 e 3 Statuto Friuli-Venezia Giulia, art 17 e 2 Statuto Sardegna, art. 17 e 1 Statuto Valle d’Aosta, Art. 3 Statuto Sicilia). La nuova Costituzione della Repubblica non potrebbe prevalere su quelle norme “Speciali” e privilegiate.
Se già la parte della riforma riguardante le competenze delle Regioni rimarrebbe “sospesa” per quel che riguarda quelle “Speciali” in attesa della modifica, con il loro consenso dei rispettivi statuti ex art. 13 della legge costituzionale Renzi-Boschi di riforma (attuazione), questo contrasto sulla compatibilità dei Senatori-Consiglieri non è invece affatto previsto. E mentre per il titolo riguardante le modifiche delle competenze regionali è previsto che rimanga in vigore in quelle Regioni la “vecchia” Costituzione (il che è già un obbrobrio, perché conferisce alle Regioni la facoltà di sospendere, con un espediente, la riforma), per quel che riguarda il Senato, sciolto quello della attuale legislatura, non potrebbe entrare in funzione quello “nuovo” secondo l’art. 57 e ciò perché non potrebbe essere “completata” la sua costituzione, venendo a mancare al già esiguo numero dei Componenti di tale Ramo del Parlamento, quelli da eleggere tra i Consiglieri-Deputati regionali delle Regioni a Statuto Speciale il cui statuto vieta tale doppio (ed in effetti sciagurato e impossibile) ruolo. (Consiglieri che “dovrebbero” “lavorare in nero” come Senatori).
Sarebbe così paralizzato tutto il funzionamento delle Istituzioni Repubblicane, né vi sarebbe possibilità di porvi rimedio, perché per modificare gli Statuti che creano tali impasse occorrerebbe il voto del Senato che non si può costituire!!!
Che resta da dire? Che a fare la riforma, vanto del Governo Renzi, sono stati degli asini che rischiano di far saltare tutto quanto resta di questa nostra povera Repubblica.
Certo, quelli del SI diranno che “in qualche modo si farà”, che una “svista” non può fermare la Repubblica. Già, ma le Costituzioni servono ad evitare che per fare funzionare, magari male, lo Stato, si finisca per “fare in qualche modo”, cioè ad arbitrio, provocando contenziosi e discussioni infiniti (altro che “ping-pong”!!).
La Costituzione è fatta per essere applicata, non interpetrata ed “adattata” per coprirne le cavolate.
Unico rimedio: Votare NO alla riforma delle cavolate.
Mauro Mellini