Una notizia che ha del comico giunge da Roma e dal Campidoglio. La Sindaca, Raggi, ha chiesto un parere legale (si spera non a Cantone, a scanso di “cantonate”) preoccupata per il fatto che ha firmato prima di candidarsi un contratto con la “Casaleggio e Associati”, società non so se per azioni o d’altro tipo, che, per il caso di violazione del “codice deontologico”, ma in sostanza, del vincolo con il Movimento Cinque Stelle e, quindi, in sostanza, con quella società, prevede che essa debba pagare alla società una penale di 150 mila euro.
Alla faccia di libertà nell’esercizio del mandato!
Che a porsi il problema della validità di un simile capolavoro della “patrimonializzazione” della “appartenenza politica” sia una avvocatessa, anche brava, come ci dicono sia la Raggi, è allo stesso tempo, preoccupante e comico.
Con tanti arbitrari interventi dei magistrati negli “interna corporis” dei partiti politici, consumati stiracchiando sconciamente reati come l’abuso d’ufficio (che oramai non si nega a nessuno, come una volta i sigari e le croci di cavaliere di Vittorio Emanuele II) e la “malvessazione” ed altri capolavori “interpetrativi” cui abbiamo assistito, non vorremmo davvero suggerire a qualche Procuratore di mettere il naso (assai meno arbitrariamente) in questa “patrimonializzazione” del rapporto di “appartenenza” politica, contestando, magari, a Casaleggio e C. il reato di associazione a delinquere. A Berlusconi il Tribunale di Napoli contestava di aver violato la “libertà di esercizio del mandato” di un senatore per averlo indotto a passare all’opposizione. Ci mancherebbe ora anche questa.
Ma questa è l’”antipolitica”: la riduzione in chiave comica ed in vincolo terroristico di una deontologia oltre tutto fantasiosa e di fronte alla quale le deformazioni e le magagne della “politica” tradizionale che essa intende demonizzare sono capolavori di coerenza e di serietà.
Non siamo tra quelli che paventano la fine di una civiltà a causa del sopravvenire del grillismo e di consimili movimenti. Temiamo assai di più chi vuole ad essi fare la concorrenza “tagliando loro l’erba sotto i piedi”. Ma la storia di questo “preoccupato” parere della Collega (avv.) Raggi ci sconcerta. Non so perché mi fa pensare alla sceneggiata del figlioletto portato alla seduta inaugurale del Consiglio Comunale e fatto sedere dalla brava mamma Sindaca al suo posto. Chi sa perché.
Mauro Mellini