In un lungo intervento sul settimanale JDD – Journal du Dimanche – il Primo Ministro francese Manuel Valls ha spiegato la sua presa di posizione per un patto con l’Islam di Francia. Volendo estrapolare una dichiarazione nel discorso del Primo Ministro per dare un’idea dell’orientamento del suo pensiero, “E’ urgente aiutare l’Islam di Francia a sbarazzarsi di coloro che lo minano dall’interno” è forse la più riassuntiva. Valls sottolinea che in questo momento ci vuole lucidità e questo non può essergli contestato, è su tutto il resto che possono nascere dei dubbi. Ha ragione quando constata che “Tutti i salafiti non sono jihadisti… ma quasi tutti i jihadisti sono salafiti” o “Dobbiamo essere implacabili con tutti coloro che professano o fanno l’apologia della violenza” ma non è nulla di nuovo. Esistono già le leggi ad hoc. La lunga spiegazione di Valls ci riporta ad argomenti già utilizzati durante i discorsi del 2010 quando veniva varata la Legge sul divieto di dissimulazione del viso in luoghi pubblici, ossia l’uso del velo integrale.
Per il resto Valls non porta nulla di nuovo, semmai suscita delle domande.
Quali saranno gli eventuali risultati di questo “patto” con l’Islam di Francia? Già dire Islam di “Francia”, espressione usata da altri, non ultimo l’Imam Hassen Chalghoumi che proprio nel 2010 scrisse “Pour un Islam de France”, un modo per riconciliare Francia ed Islam contro l’integralismo durante le aspre discussioni sulla Legge sul velo, lascia perplessi. L’Islam, come qualunque religione, può avere una connotazione nazionale? No! Islam, cristianesimo, ebraismo, induismo hanno connotazione universale.
Possono realmente gli Imam aiutare ad individuare i radicalizzati e segnalarli? Mi manca la conoscenza in merito. Un prete cattolico avrebbe qualche difficoltà a segnalare qualcuno che si sia aperto a lui perché soggetto al segreto del confessionale. Ma mettiamo pure che possa. Esiste una definizione universale di “radicalizzazione”? No! Un musulmano che segue alla lettera i precetti coranici è per forza un radicalizzato? In tal caso si potrebbe dire la stessa cosa di un cattolico che mangia carne il venerdì e va a messa la domenica o di un ebreo che mangia solo kasher e si ferma per shabbat. Dagli esempi che abbiamo, attraverso le storie dei terroristi che hanno agito sul suolo francese, la radicalizzazione è avvenuta nel privato o in carcere, via internet. Ci sono anche moschee clandestine ma lo stesso termine “clandestino” implica che possono essere controllate se non chiuse. Poi chi le frequenta si sposta altrove.
Esiste una definizione universale di terrorismo? No! Dipende dai paesi. Non tutte le organizzazioni terroristiche sono schedate come tali. Prendiamo l’esempio del PKK, o Partito dei lavoratori del Kurdistan, nato nel 1978. Diversi paesi, come Canada, Stati Uniti, Australia, ovviamente la Turchia… lo inserirono nella lista delle organizzazioni terroristiche. Negli anni ’80 la Germania considerava il PKK un’organizzazione pericolosa. Il Consiglio dell’Unione Europea l’ha inserito nel 2002, poi è stato cancellato “per insufficienza di prove” e quindi reinserito nella lista nera. Se nulla è cambiato nel frattempo, per la Svizzera, la Russia e la Cina, i PKK non sono terroristi.
Questo non significa che l’Isis, Daesh, l’IE o Califfato non sia un’organizzazione terroristica. Significa semplicemente che non esiste una definizione universale e forse non potrà esistere mai perché ogni Stato ha i propri “rivoluzionari armati”. La differenza con il Califfato sta nel fatto che l’Isis ce l’ha con tutto il mondo non radicalizzato, musulmani compresi che, se non fondamentalisti diventano automaticamente apostati.
Risulta quindi difficile capire quale sia l’obiettivo di Valls e soprattutto come voglia raggiungerlo senza mettere in discussione la laicità dello Stato francese, la Legge del 2010 e senza cadere in quella che in Francia viene chiamata “discriminazione positiva”.
La tirata del Primo Ministro ha un retrogusto di recupero politico di una comunità che probabilmente si sta ponendo delle domande. Il Governo è spaccato, il Partito socialista ha perso “fedeli” nei suoi stessi ranghi per la mancanza di politica sociale. La Francia pende pericolosamente verso l’estrema destra, l’intolleranza e la diffidenza crescono in modo esponenziale ad ogni attacco contro il paese e sussulti sono provocati anche dalle stragi perpetrate fuori Francia dai combattenti dell’Isis. Uscire quindi sul JDD con quella che sembra una brillante idea ma non è altro che una rispolverata di quando già detto nel 2010 è quanto di più inutile e forse anche pericoloso che il Primo Ministro poteva fare. Vogliamo ricordare che quando prese posizione contro il burqa, o il niqab perché “non trova fondamento nell’Islam né nel Corano”, Chalghoumi, l’Imam di Drancy, fu aggredito da alcuni suoi stessi fedeli mentre altri ne presero le difese?
Dobbiamo ricominciare da lì o vogliamo andare avanti facendo un miglior lavoro di intelligence e di monitoraggio degli schedati S o di chi va e viene dalla Siria, ad esempio, dando maggiore spazio al lavoro d’inchiesta?
Luisa Pace