Un malessere che ho già provato qualche giorno fa quando in Francia è scoppiato “l’affaire Baupin”.
Per la cronaca Denis Beaupin era il Vicepresidente dell’Assemblée Nationale, prima delle recenti dimissioni, deputato del partito “Europe Ecologie les Verts”, nonché marito della Ministra dell’Alloggio, Emmanuelle Cosse. L’affare è nato dopo l’8 marzo, giornata della donna quando Monsieur Baupin, con una foto su twitter, si impegnava assieme ad altri deputati uomini – con il rossetto nella foto – a lottare contro le violenze e le molestie sessuali verso le donne.
Tale “impegno” ha scosso una dirigente del partito EELV, Sandrine Rousseau, le cui dichiarazioni sono state rese pubbliche dal quotidiano Mediapart e dalla radio France Inter pochi giorni fa. Giustamente l’ecologista non ha apprezzato tale dichiarazione quando, secondo la sua testimonianza, nel 2011 Baupin la aggredì sessualmente in un corridoio e lei lo respinse violentemente. Cinque anni fa non disse nulla, era appena entrata a far parte del partito, come accusare un uomo più importante di lei?
Primo malessere. Se ti impegni politicamente non dovresti farti portavoce di tali atti? Non è stata la sola. Quasi in contemporanea altre lingue si sono sciolte. Elen Debost, alla quale Baupin correva dietro attorno ad un tavolo, Isabelle Attard, che riceveva decine di sms sconvenienti…
Finalmente il presunto maniaco è stato stoppato e giustamente, sottolineo giustamente, invitato alle dimissioni.
Dall’altro giorno se ne scoprono di tutte e di più. Donne politiche e giornaliste si scagliano, di nuovo giustamente, contro la dittatura del sesso nella carriera. Nel 2016 viene fuori che nel mondo politico le molestie sessuali sono all’ordine del giorno. Sarebbe anche meglio non intervistare certi uomini a tu per tu. Per carità, ci credo anche se ho avuto la fortuna di scampare a tali usi.
Ma oggi sul JDD, il Journal du Dimanche, 17 Ministre hanno lanciato un appello contro il sessismo. Cito: “I 17 ministri che hanno firmato la tribuna pubblicata domenica nel JDD contro il sessismo sono tutte state testimoni, da vicino come da lontano, delle disparità fra uomini e donne. Alcune le hanno subite direttamente”.
E qui non ci sto più signore. Perché non potete “ormai” denunciare questo genere di comportamento! L’ormai non ci sta. Nel frattempo nessuno vi ha messe fuori perché siete rimaste nell’omertà ma in quello stesso frattempo altre donne hanno sofferto di discriminazioni e violenze fisiche o psicologiche, solo che non avevano la visibilità che avrebbe permesso loro di difendersi.
Mi dispiace per Madame Rousseau che ha conservato per lei il pesante fardello dell’aggressione in corridoio, sicuramente shoccante, ma dal momento in cui si decide di far politica “forse” si avrebbe il dovere di farsi portavoce e non si dovrebbe avere il diritto di lasciar correre, col rischio che certi atti vengano ripetuti su altre vittime.
Le 17 Ministre dimostrano quindi di non aver rispettato il loro dovere nei confronti della società e delle donne. A loro accomuno le giornaliste che hanno taciuto corteggiamenti troppo spinti. Perché l’arma di una giornalista è la penna.
Vorrei ricordare a queste signore che rivestono ruoli di prestigio che siamo nel 2016 e che anche se le aggressioni fisiche o verbali e le minacce di non far carriera datassero di 10 anni fa ed oltre avevano il dovere di denunciare. Da un pezzo non siamo più all’era della pietra. La prova: sono o non sono diventate Ministre?
A questo punto preferisco astenermi dall’andare oltre nel commentare. Forse è meglio che vada a cercare qualche donna che ha chiesto aiuto ma ha trovato porta chiusa nelle varie segreterie politiche o altre istituzioni gestite da donne…
Luisa Pace