Un twitter jihadista ha da poco annunciato : “Ho appena saputo del martirio del piccolo Abou Bakr al Faransi di Strasburgo”. Sempre secondo il tweet sarebbe morto ad Homs. Si ha solo il nome di battaglia del giovane francese. Francese perché il nome citato contiene al Faransi, ossia il francese, oltre all’accenno a Strasburgo.
Tra i commenti al suo martirio uno in particolare riporta “La prima volta che l’ho incontrato diceva di voler andare a combattere in Iraq, questo dopo il martirio dei suoi fratelli, aveva 17 anni”. Segue anche “Anche il loro padre che li ha raggiunti con tutta la famiglia era un mujaheddin, sono degli esempi”.
I twitter sono in francese. Con la morte di questo ragazzino si ripropone il dramma dei bambini vittime della jihad. Vittime perché uccisi dai terroristi o dalle bombe ma anche giunti sui loghi di battaglia portati dall’Occidente da genitori fanatici anche quando sono solo in fasce. Un piccolo martire che fa pensare ad altri piccoli, anche nati sul posto, ai quali si danno armi al posto dei giocattoli per sparare ad essere umani per abituarli che il mondo “normale” sarebbe questo. Bambini che non avranno conosciuto altro se non la barbarie e la violenza, indottrinati in pseudo scuole da falsi maestri che distorcono gli insegnamenti del Corano, trasformandoli in autentiche macchine di morte.
Luisa Pace