La rottura c’è stata! Angelino Alfano non ha aderito a Forza Italia e insieme agli altri moderati dà vita al “Nuovo centrodestra”. Berlusconi racconta in sede di Consiglio come fino all’ultimo abbia tentato di tenere con sé Angelino e di come la rottura definitiva sia stata sulla tenuta del governo.
Quali saranno i risvolti di questa rottura all’interno del Pdl? Primo fra tutti il passaggio di Forza Italia all’opposizione. Nonostante questo il governo, forte dell’appoggio dell’ala moderata rappresentata da Alfano, continuerà a mantenere, seppur in maniera risicata, la maggioranza.
Se per i fedelissimi di Silvio, Alfano e compagni sono “traditori e buffoni”, per il leader forzista in realtà possono rappresentare il cavallo di Troia all’interno delle mura nemiche.
Del resto la caduta del governo a Berlusconi non sarebbe servita a nulla. Anziché per decadenza, la morte politica del Cavaliere sarebbe avvenuta per incandidabilità.
La nascita di un nuovo partito di centrodestra potrebbe in futuro rivelarsi l’arma vincente del vecchio Caimano. Se è vero che i berlusconiani convinti avrebbero votato Pdl solo nel caso in cui a rappresentarlo fosse stato Berlusconi, altrettanto vero è il fatto che buona parte dell’elettorato di centrodestra, stanco di un leader tanto discusso, ormai da tempo era combattuto tra l’astenersi dall’andare a votare e il cercare un soggetto politico – non certo di sinistra – sul quale riversare i voti degli scontenti.
Soggetto politico che oggi potrebbe essere costituito da Alfano e da tutta l’ala moderata – ex Dc, socialisti e compagnia cantando. Tant’è che lo stesso Berlusconi in previsione che le cosiddette colombe possano raccogliere un numero di voti sufficienti ad ottenere alle prossime elezioni una buona rappresentanza in Parlamento, ha lasciato la porta di casa socchiusa: “Non dobbiamo scavare un solco che poi sarà difficile da rimuovere. Questo gruppo (Nuovo centrodestra – ndr), anche se adesso apparirà come un sostegno alla sinistra, al Pd, dovrà poi necessariamente far parte della coalizione dei moderati, dobbiamo comportarci con loro come con Lega e Fdi”.
Determinanti a tal fine saranno i consensi. O Alfano si azzera, dimostrando che non aveva numeri, e in tal caso per Berlusconi non sarebbe cambiato nulla visto che i voti erano i suoi, o Alfano e la sua creatura diventano una forza politica credibile che trova consenso nell’elettorato. In tal caso Berlusconi potrà sempre contare sull’appoggio politico del suo ex delfino.
Nell’eventualità che prendesse corpo la seconda ipotesi, il risultato sarebbe quello del rafforzamento di un centrodestra che rischiava di sgretolarsi a causa dei problemi giudiziari di chi per vent’anni lo aveva rappresentato. I voti che non prenderebbe uno li prende l’altro, dando vita ad un nuovo-vecchio governo. Di centrodestra? Chiamatelo pure come volete…
Se non avessimo seri dubbi sul fatto che questi uomini da seconda repubblica siano in grado di pianificare un certo tipo di strategie, potremmo anche pensare che dietro l’essere “diversamente berlusconiano” potrebbe esserci una regia occulta che guardi con occhio lungo alla prossima tornata elettorale. Cossiga docet!
Gian J. Morici