A seguito dell’inasprimento delle pene che prevede la detenzione fino a due anni anche per chi scarica illegalmente materiale protetto da copyright, gli hacker di Anonymous questa settimana avrebbero attaccato un certo numero di siti governativi giapponesi, come il sito del Ministero delle Finanze e il sito della Corte Suprema.
L’ “avrebbero” è d’obbligo, visto che l’invito ad attaccare i siti governativi è partito dal sito “AnonPR” , che, affermando di parlare a nome del gruppo ha lanciato l’Operazione Giappone:
“Il Giappone, patria di alcune delle più grandi innovazioni tecnologiche attraverso la storia, ha deciso di cedere alle pressioni dell’industria dei contenuti, per combattere la pirateria e la violazione del copyright. All’inizio di questa settimana il Giappone ha approvato una modifica alla legge sul copyright, che darà autorità il diritto di imprigionare cittadini per un massimo di due anni, semplicemente per il download di materiale coperto da copyright
Noi di Anonymous crediamo che tutto questo si tradurrà in decine di condanne inutili a cittadini innocenti, mentre si fa poco per risolvere il problema il problema di fondo, che è quello della violazione del copyright.”
Un linguaggio, quello adoperato nel sito, che poco si avvicina a quello normalmente utilizzato dal collettivo di hacker che si battono per la libertà della rete, non riconoscendo alcuna forma di censura o di limite.
A dubitare sulla matrice dell’attacco, anche i funzionari del Ministero delle Finanze giapponese, che propendono per l’idea che si tratti di hacker sganciati dal collettivo di Anonymous.
Considerazioni per certi versi molto relative, visto che uno dei punti di forza di Anonymous è proprio quello di essere anonimi…
Tant’è che il sito web AnonOps, a prescindere da chi per primo ha individuato il target, ha lanciato un OpJapan Twitter per diffondere le informazioni.
Il mistero s’infittisce quando si parla dell’attacco condotto ad un sito in particolare, che dimostrerebbe un errore del gruppo di hacker, i quali, secondo i rapporti, avrebbero confuso il sito Kasumigaura Office in Ibaraki con Kasumigaseki, gli uffici del governo centrale giapponese a Tokyo. Un errore, secondo alcuni, dovuto al fatto che Kasumigaura in giapponese è 霞ヶ浦, mentre Kasumigaseki è 霞ヶ関.
Sul web si è scatenata una ridda di presunte motivazioni che vanno dal “carino errore”, così come scrivono alcuni cittadini, alla “trappola” creata apposta dal governo giapponese, per ingannare, prendendoli in giro, gli Anonymous. Comunque stiano le cose, l’unico dato certo è che i giapponesi, facciano parte ad anonymous o meno, non hanno gradito la nuova legge sul copyright e, possibili errori a parte, i siti del governo sono andati giù…
Gian J. Morici