Mentre in Italia si assiste alla fuga dei cervelli che vede i giovani ricercatori costretti a fuggire all’estero, l’Estonia, un paese con soli 1,3 milioni di abitanti, mira a formare una generazione di imprenditori dell’alta tecnologia.
Dopo il successo di Skype – creato in Estonia nel 2003 e ceduto a Microsoft per 8,5 miliardi dollari l’anno scorso – cresce il numero delle aziende che, come la ZeroTurnaround, partita da zero per arrivare ad un fatturato di dieci milioni di dollari in soli tre anni, mirano ad espandere il loro mercato aldilà dei confini estoni.
Alcune di queste aziende, si calcola che nel breve e medio termine potrebbero raggiungere fatturati nell’ordine del miliardo di dollari.
Una storia recente quella dell’Estonia, che ha trovato nei cyberconflitti e nella cyberdifesa un mercato dove espandersi ed affermarsi, superando anche altri paesi industrializzati.
Alla conferenza Latitude 59, tenutasi la scorsa settimana a Tallinn presso l’University of Technology, è però emerso il grosso handicap del piccolo paese, il quale a fronte di una crescita economica deve fare i conti con una crisi demografica.
Dalle 20.000 nascite l’anno nel 1989, si è passati alle 12.000 degli anni successivi, con il risultato che le aziende che operano nel mondo dell’ high-tech, vedranno sempre meno giovani imprenditori.