Roma – Continua il calvario della bambina tolta alla mamma il 14 dicembre 2011, che da mesi si trova in una casa famiglia romana a causa dei rapporti conflittuali dei genitori non coniugati, per decisione del Tribunale per i Minorenni di Roma, la cui storia ha toccato il cuore di molte famiglie italiane, grazie ad un filmato caricato su YouTube, nel quale, tra i singhiozzi, si sente la piccina che chiede insistentemente alla sua mamma “cosa ha detto il giudice … quando esco da qui?”.
Una domanda, come ha giustamente sostenuto Giuseppe Lipera, legale della donna, che ci si potrebbe aspettare da una reclusa incarcerata nell’interesse della collettività, ma che certamente non vorremmo mai udire pronunciata dalla bocca di una bambina di soli sette anni, imprigionata “nel suo interesse”.
A seguito dell’ultima istanza presentata dall’avvocato Lipera, corredata da seria e autorevole certificazione di un Dirigente Medico psichiatra, dott. Andrea Mazzeo, ci saremmo aspettati che in breve tempo si arrivasse ad una positiva soluzione del caso, tenuto anche conto che una creatura di soli sette anni non può e non deve essere trattata alla stregua di un delinquente incallito.
A dare notizia della nuova denuncia presentata dal legale della madre, l’avvocato Giuseppe Lipera, che ha contestato duramente le relazioni prodotte dalle assistenti sociali incaricate di seguire il caso, tanto da presentare un’istanza per una visita psichiatrica, direttamente al sindaco Gianni Alemanno e al procuratore capo della repubblica, il quotidiano online “Roma Oggi Notizie”.
“La bambina in buona sostanza, secondo le operatrici municipali capitoline -si legge nella nuova denuncia- dovrebbe continuare a stare ancora in casa famiglia perché ‘se pur con naturali momenti di nostalgia e dispiacere per la separazione dalla madre (espressi con pianti durante alcune telefonate e richieste di rientro in famiglia), ha nell’insieme mostrato, in diverse occasioni, la capacità di utilizzare positivamente l’esperienza’.
Pertanto, secondo gli Assistenti Sociali, la bambina sta bene in casa famiglia, anche perché avrebbe ‘stabilito relazioni affettive con gli adulti (… la cuoca)’. Poco importa che ‘in alcune circostanze è stata oggetto di scherno o di piccoli dispetti da parte degli altri ospiti’ (ndr: della casa famiglia) perché ciò potrebbe essere generato dalla ‘differenza di estrazione socio culturale’ tra la bambina e gli altri. Poco importa, sempre secondo le operatrici del Servizio Sociale Tecnico, che la bambina ‘con la madre … ‘ha espresso il suo malessere per la separazione chiedendo di essere portata via, di poter parlare con i giudici”.
L’avvocato Lipera ha dunque messo a nudo le contraddizioni che sarebbero evidenti nelle relazioni depositate al Tribunale dei Minori. Il legale ha tratto conclusioni pesanti e decise sull’operato dei servizi sociali comunali.
Per noi che non siamo né medici né avvocati, impossibilitati dunque ad entrare nel merito, resta l’angoscia di sapere una bambina di sette anni sottratta alle cure amorevoli della madre e dei parenti, ma anche il dubbio sull’operato delle Assistenti Sociali del Comune di Roma, alle quali si deve tutto questo.
Un dubbio fondato, visto quanto riportato dalla certificazione redatta dal dott. Andrea Mazzeo, Dirigente Medico psichiatra, che riteniamo possa avere qualche titolo in più rispetto le due dipendenti comunali.
Quello che appare certo invece, il fatto che qualora si dovesse pervenire a conclusioni diverse da quelle odierne, un episodio tanto grave non potrebbe non essere soggetto a conseguenze altrettanto gravi per chi lo ha causato.
In attesa di conoscere l’esito dell’istanza per sottoporre a visita psichiatrica le assistenti, val la pena di ricordare a tutti che in gioco non è la libertà di un criminale, bensì la vita di una bambina che rischia di subire un trauma che ne condizionerà l’esistenza futura.
Gian J. Morici
discorso al q ci penso da anni ormai: “Who are they to judge ?!”,
come anche nel documentario teatrale di Roberto Rossellinni su Giovanna D’Arco, la scena del processo ecclesiastico, i 3 giudici di cognome “Volpe”, etc… (metafora x le critiche (leggete invidia, ignoranza & intolleranza) ricevute dopo l’incontro lavorativo & d’Amore con la Bergman).
Sono anch’io una mamma e capisco cosa può provare in questo momento una povera madre disperata alla quale hanno sottratto la figlia. Non oso invece immaginare quello che sta subendo la piccina. Grazie avvocato Lipera. Grazie a nome di tutte le mamme e dei loro piccoli che subiscono dei veri e propri sopprusi.
Marta
Commento generale (non conoscendo il caso sopra nei dettagli):
& quando “aiutano”, pagati, anche a quei Genitori che magari mancano in qc di fondamentale verso il proprio Bambino devono comunque farlo come un Buon Pedagogo (magari alla pedagogia Montessori): con Professionalità, Sensibillità, Umanità, Equilibrio & Guidando in Positivo; non calpestando inutilmente ancora di più nè Genitori & certo nemmeno i Bambini & questo sia secondo la Legge che da punto di vista puramente Umano – è x questo che sono pagati & hanno nelle loro mani la Grande Responsabillità di Decidere & Guidare: per Riuscire a far Migliorare. Invece di fare altre prepotenze ancora. Invece di creare altri “conflitti tra adulti ancora”, xchè a me q mi sembra più che altro: aggravato & continuato superconflitto tra tribunale & genitori, cioè tra adulti ancora, proprio q motivo x il q il tribunale penalizzava i Genitori il tribunale lo continua a fare, negativamente, & ancora ricadendo sul Minore & anche sui Genitori, xchè non solo il Bambino ha dei diritti, spesso ci scordiamo i Genitori & i Nonni; invece dell’ auspicabile piano di lavoro Costruttivo x Genitori & Bambini x Risolvere, qualsiasi il problemma sia. Ma tanto loro vengono pagati lo stesso “l’Industria Sofferenza x Incompetenza & Non Sapendo Veramente come Risolvere x Bene, incluso Tempestivamente x non Creare Ulteriori Danni Inutilmente”.