
Il 27 gennaio 2010, in Palermo, Via Cilea, avanti il Procuratore della Repubblica di Caltanissetta dott. Sergio Lari ed il Procuratore Aggiunto dott. Domenico Gozzo, la Signora Agnese Piraino Borsellino, vedova del giudice Paolo Borsellino, venne sentita a sommarie informazioni di persona informata sui fatti.
Come suggerito da chi amministra il gruppo “Fraterno sostegno ad Agnese Borsellino”, nonostante Isabella Silvestri sul suo profilo e nei commenti – con attente analisi e approfondimenti meritevoli di attenzione – faccia notare che se la stampa non riporta le notizie e le smentite non si può attribuire la responsabilità al cittadino che non si è lettogli atti giudiziari, accettiamo il suggerimento del gruppo, invitando i suoi amministratori a rileggere quegli atti di cui tanto parlano avendone conoscenza. Scarica il “Verbale di sommarie informazioni” rese dalla Signora Agnese Piraino Borsellino
Interessanti alcuni passaggi della sua deposizione, che non possono lasciare spazio a dubbi e interpretazioni successive:
”Confermo – prosegue la Signora Agnese – che mi disse che il gen. SUBRANNI era “punciuto”. Mi ricordo che quando me lo disse era sbalordito, ma aggiungo che me lo disse con tono assolutamente certo. Non mi disse chi glielo aveva detto. Mi disse, comunque, che quando glielo avevano detto era stato tanto male da aver avuto conati di vomito. Per lui, infatti, l’Arma dei Carabinieri era intoccabile.
Spontaneamente aggiunge: Mi è stato detto che CIANCIMINO il 19 luglio era a Roma, e che sturò una bottiglia di champagne per la morte di mio marito. In conseguenza di ciò fu cacciato dall’albergo in cui si trovava.”
Parole che hanno dato luogo a una successiva interpretazione delle dichiarazioni della teste da parte dell’avvocato Trizzino, difensore dei figli del giudice:
“Il primo verbale della Signora Agnese è dell’agosto 2009.
Da esso si ricavano i seguenti dati: il 15 luglio del 1992 intorno alle 19, il dottor Borsellino confida alla moglie una circostanza relativa al Generale Subranni.
La frase letteralmente è la seguente: Ho visto la mafia in diretta PERCHE ‘ mi hanno detto che Subranni è punciutu.
Punto 2)
Il secondo Verbale e’ del gennaio del 2010.
Queste le parole della Signora Agnese: mio marito mi disse che Subranni era punciutu e nel dirmelo ebbe conati di vomito.
Tra due verbali vi è un dato perfettamente sovrapponibile: e cioè che Subranni fosse punciutu.
Applicando i principi dell’insiemistica, il primo verbale ingloba il secondo laddove aggiunge particolari importanti connessi alla data e al luogo della confidenza: il tardo pomeriggio del mercoledi 15 luglio del 1992 nel balcone dell’abitazione di Via Cilea.
E soprattutto perché offre una più comprensibile possibilita’ d’interpretazione attraverso l’analisi della costruzione sintattica della frase riferita dal dott. Borsellino, giacché e’riportata nella sua completezza.
Ebbene, è logico ritenere che plausibilmente la mafiosita’ sembra più un predicato della fonte piuttosto che del soggetto indicato, per l’appunto, come mafioso: ad essa fonte il giudice Borsellino si riferisce nel momento in cui la vede agire mafiosamente IN DIRETTA per accusare Subranni.”
Orbene, che Subranni non potesse essere “punciutu”, ovvero essere intraneo a Cosa Nostra, è un conto vista la sua appartenenza all’Arma e il suo grado non compatibili con l’affiliazione mafiosa, ben diverso il senso che se ne vuole dare, escludendo in maniera acritica e aprioristica la percezione che ebbe la Signora Agnese delle parole riferite dal marito.
È sufficiente leggere la trascrizione delle sommarie informazioni testimoniali, non limitandosi al sunto delle risposte, per rendersi conto di come nulla ci sia di interpretabile:
P.L.: una domanda signora ehh .. .lei questo non lo sa, glielo riferisco io, la signora FERRARO, ha riferito a noi, che … quando si è incontrata con Paolo, fece gli fece a lui riferimento … all’incontro avuto con un Ufficiale dei Carabinieri – DE DONNO, in cui si era parlato di CIANCIMINO, del fatto che CIANCIMINO voleva collaborare (lo stesso Ciancimino che pronto a collaborare brindò alla morte di Borsellino ndr) e quant’altro di questo suo marito non le disse nulla?
– A.: no, no, no, no … eh … mi ha accennato qualcosa e non in quel contesto, che c’era una trattativa tra la Mafia e lo Stato, ma che durava da vero un po’ di tempo …
Escludendo la vicenda Ciancimino, quale altra trattativa c’era con lo Stato, alla quale fece riferimento Borsellino?
P.L.: quindi praticamente la … questo discorso della trattativa mi interessava saperlo, quand’è questo
riferimento che fa Paolo?
– A.: dopo la strage di via … di capaci, dice che c’era un colloquio tra la Mafia e alcuni pezzi ” infedeli” dello Stato, e non mi dice altro …
P .L.: e questo discorso non rinesce a … a diciamo collocare nel tempo in maniera precisa …
– A.: no, no … eh … fine maggio, primi di giugno, eh all’incirca verso la metà di giugno, e mi dice che vede “la mafia in diretta” , che c’è questa contiguità tra Mafia e pezzi deviati dello Stato, mi dice pure, mi fa stare … a dormire con la serranda abbassata, della stanza da letto, e c’era tanto caldo, perché mi dice dal Castello Utveggio con un cannocchiale potentissimo, ci possono vedere dentro casa, perché non capivo perché, mi faceva stare con la finestra chiusa, la serranda abbassata della stanza da letto …
Borsellino temeva forse che da Castel Utveggio fossero i magistrati del “covo di vipere” le parti infedeli dello Stato che potevano spiarlo nell’intimità delle sue mura domestiche?
A meno di non voler fare passare Borsellino per un visionario che temeva di essere spiato dai suoi stessi colleghi da Castello Utveggio, dobbiamo ritenere che ben altri erano i timori del giudice dopo che era già avvenuta la strage di Capaci.
Rileggiamo attentamente le parole della Signora Agnese rispetto quello che le disse il marito sul generale Subranni:
A.: creda… è una cosa che io, non mi sarei mai immaginata … nè poteva mio marito immaginarsela o inventarsela, perché non era nel suo stile fare giochi di fantasia, dunque come lui l’ha preso per certo, perché non so chi gliel’abbia detto, ma chi gliel’ha detto, gli ha fatto capire che vero era, e così me l’ha riferito … sempre sbalordito di quello che gli era stato raccontato … però, io non ho chiesto chi te l’ha detto.
Ma lui l’ha detto in maniera non serena … ma certa.
– P.L.: quindi questo è importante … quindi lui non era dubbioso sul fatto lui … era
– A.: assolutamente no.
– P.L.: assolutamente no.
– A.: era turbatissimo, turbatissimo, e quando gliel’hanno detto, addirittura dice che ha avuto conati di vomito, perché per lui l’Arma e chi la compone, chi ne fa parte, era sacra e intoccabile.
– P.L.: quindi diciamo da questo punto di vista siamo un po’ fermi diciamo … a quello che avevamo detto l’altra volta
– A.: si,
– P.L.: perché quello era il quadro della situazione …
A ‘ ‘ – .: Sì, Sì …
– P.L.: altri elementi non ce ne sono che ci possono aiutare. . . In questa situaz1one …
– A.: è come … se me l’avesse detto ieri.
La Signora Agnese non ha dubbi sul senso delle parole che attribuisce al marito, affermando di averne un ricordo vivido come se le avesse sentite il giorno prima.
Né tantomeno dubbi aveva avuto il generale Subranni, il quale reagisce dicendo “Purtroppo, la signora Borsellino non sta bene in salute. Forse un Alzheimer, non so quando cominciato”.
La Signora Agnese, nel confermare quanto precedentemente dichiarato a sommarie informazioni, in maniera elegante, da Signora quale era, si guardò bene dal ricorrere agli insulti così come aveva fatto Subranni, rispose: “Le insinuazioni del generale Antonio Subranni non meritano alcun chiarimento. Si commentano da sole”.
Le parole di Subranni, portarono alla giusta reazione di Manfredi Borsellino, figlio del giudice Paolo Borsellino, che smentì la malattia della madre: ”Mia madre e’ la piu’ lucida di tutti noi”, e alla nascita del “Fraterno sostegno ad Agnese Borsellino”, creato su Facebook, dal procuratore aggiunto di Caltanissetta Nico Gozzo, in segno di solidarietà dopo le infamanti generale Antonio Subranni. La proposta della creazione del gruppo, vide tra i fondatori Gianfranco Criscenti, amministratore del gruppo assieme al procuratore Gozzo ed a Francesca Munno e Silvia Amadori.
Soltanto la presenza di nuovi amministratori del gruppo – che non ne furono i fondatori – ha portato a un’inversione di marcia, quasi a voler porre sugli altari – grazie a qualche compiacente giornalista – soggetti come Dell’Utri, dimenticando che Fiammetta Borsellino, la figlia del giudice, lo definì il referente politico degli assassini del padre, lo stesso soggetto che gode della stima del colonnello De Donno, nonostante una condanna per mafia, e ancor prima per altro pregiudizio giudiziario. Chissà cosa ne pensa Fiammetta Borsellino, e chissà cosa ne penserebbe oggi il padre.
”Saranno i miei colleghi ed altri a permettere la mia morte”. È questa una delle frasi attribuite alla Signora Agnese, che le avrebbe riferito il marito.
Che i contrasti con l’allora procuratore Giammanco vi fossero, è un dato acclarato e da più fonti testimoniato, così come è vero che Paolo Borsellino descrisse la Procura di Palermo come un “nido di vipere”, ma da questo ad arrivare che la mafia per uccidere Paolo Borsellino avrebbe avuto la necessità che a permetterlo dovessero essere i suoi colleghi ne passa, siamo ai limiti, se non oltre, della fantamafia…
In verità, a sommarie informazioni testimoniali, la Signora Agnese disse ben altro:

A.: e questo lo ricordo come se fosse ieri. Come ricordo … che Paolo mi disse: materialmente mi uccirà … eh mi ucciderà la mafia, ma saranno altri che mi faranno uccidere, la Mafia? Mi ucciderà quando … altri lo consentiranno, queste sono parole che sono scolpite nella mia testa … e non .. e sino a quando sono in vita, non potrò dimenticarle. Proprio messi qui io e lui, eh … mi uccideranno quando altri lo consentiranno.
Che sia nato il gruppo “Fraterno sostegno al generale Subranni e altri”?
Gian J. Morici