Era il 15 marzo del 2015 quando scrissi che non mi sarei più occupato di Agrigento e degli agrigentini.
Ormai disilluso, amareggiato, stanco di una perenne lotta contro i mulini a vento, avevo lasciato la città dei templi, e un paio di anni più tardi finii con il promettere a me stesso che non me ne sarei più interessato, salvo fatti tanto gravi da spingermi a darne notizia.
Per anni ho mantenuto la promessa, ma poi le cose cambiano, torni a vivere in questa cloaca che è la città che avevi lasciato, e ti rendi conto che quei due soldi di libertà, l’essere “politically uncorrect”, l’andare controcorrente, il dire in soldoni come stanno le cose senza se, senza ma e senza dipendere da nessuno, non è un tuo privilegio, è un tuo preciso dovere verso te stesso (non verso il popolo della misera “Cittaduzza”, come la definiva Pirandello) e verso le future generazioni, nella speranza che siano diverse dai loro padri.
Ed eccoci qua.
Continuerò a scrivere di terrorismo, di mafia, ma anche di malaffare, mala-politica e tutto ciò che riguarda la città nella quale, purtroppo, sono tornato a vivere.
In questi giorni ho scritto un paio di volte dei PUC (progetti utili alla collettività) indetti dal Comune, quella “furbata” che ha permesso al Comune di utilizzare manodopera – a titolo gratuito – per circa tre mesi, per far fronte all’inefficienza delle ditte addette allo spazzamento delle vie cittadine e alla rimozione dei rifiuti, oltre che all’inciviltà di molti agrigentini.
Un episodio quasi insignificante nel marasma della cattiva gestione del bene pubblico, nonostante – anche in questo caso – si intravedano tutti gli elementi che dovrebbero spingere quanti preposti a verificare possibili irregolarità o illeciti.
Ne ha scritto il Responsabile Regionale Dipartimento Trasparenza Enti Locali del Codacons Giuseppe Di Rosa, che con questo video (dopo il minuto 3:55) muove precise accuse – e solleciti alle Autorità – perché si accendano i riflettori su come viene amministrata questa città.
Che i PUC fossero una “furbata”, che non ci fossero i fondi, che andassero ricercati Enti del terzo settore o Associazioni (e non società a fini di lucro, peraltro già vincitrici di appalti milionari proprio per svolgere il medesimo servizio) come previsto per legge, lo si sapeva già da tempo.
Non un errore, dunque, ma la piena consapevolezza di agire in maniera irregolare – se non illecita –, come dimostra la mozione presentata da Roberta Zicari oltre un anno fa:
“Grazie ad una mia mozione approvata all’unanimità, in Consiglio Comunale abbiamo trattato il tema dei Puc (progetti utili alla collettività). I Puc servono a dare dignità al percettore del reddito di cittadinanza nonché a rendere dei lavori a favore della collettività. Purtroppo, ad oggi, il Comune di Agrigento, benché abbia caricato i progetti sulla piattaforma gepi, non può avviarli, poiche’ le somme atte a sostenere i progetti, stanziate dal fondo povertà, non sono state impegnate per tempo e sono “incappate” nel fondo di avanzo vincolato.
Con i miei colleghi abbiamo chiesto all’Amministrazione Attiva di portare avanti, anche tramite l’Anci, la richiesta di una norma nazionale che agevoli l’avvio dei Puc, anche nei Comuni con gli strumenti contabili non perfettamente allineati o con difficoltà finanziarie. Inoltre, emulando le richieste dei colleghi consiglieri comunali di Palermo, ho interrogato l’Amministrazione Comunale sulla possibilità di valutare la pubblicazione di un avviso per la ricerca di Enti del terzo settore o di Associazioni per avviare i Puc”.
Ma Agrigento non è soltanto PUC, non è soltanto lo sfruttamento di lavoratori (nel privato, e in questa circostanza nel pubblico), non è soltanto mala-politica, è anche tanti affari condotti all’ombra delle colonne dei templi, tanta “distrazione” da parte di chi avrebbe il dovere di controllare, tanta omertà anche da parte di chi dovrebbe fare informazione e si ritrova a fare da portavoce a quell’ente o a quel politico.
Un’informazione palesemente “condizionata”.
Agrigento, tradisco la mia promessa!
Con i prossimi articoli iniziamo a parlare di appalti… e sono tanti, più o meno consistenti, dalle poche centinaia di migliaia di euro ai diversi milioni di euro, in quella che potremmo definire la Capitale della Cultura dell’illegalità…
Gian J. Morici