Polemiche a non finire anche su una ripresa che, purtroppo, sembra essere prematuro potersi sperare. L’idea che l’abolizione di divieti e preclusioni che ci hanno messo tutti in condizione quasi carceraria possa essere disposta in modo uniforme per tutta la Repubblica è sicuramente una sciocchezza. Il virus ha colpito diversamente le varie Regioni, le misure per contenerne la furia sono state prese senza possibilità di discriminazioni. La ripresa però non potrà essere disposta con un tratto di penna per la Lombardia e la Calabria, per il Veneto e la Sardegna, perchè ciò che bisogna abolire e ciò che è divenuto oramai inutile e, purtroppo, in alcune parti d’Italia che sono poi quelle già più massacrate, c’è ancora bisogno di impedire che al peggio succeda il “più peggio”.
Il sistema regionale avrebbe potuto consentire una ripresa adeguata alle diverse situazioni. Diverse ma, intendiamoci, tra loro interdipendenti e tali da non potersi ignorare anche ciò che accade ed è accaduto in altra parte del territorio dello Stato. Io non sono certamente uno scienziato e nulla di nuovo e di serio posso dire in fatto di virus ed anche in fatto di economia dell’emergenza o meno.
Vorrei però ricordare che c’è un principio generale: il “buon senso” che pare venga meno proprio in chi dovrebbe esserne dotato più che a sufficienza. In un libro di scuola di mia Madre, che quei libri li conservava con grande attenzione, trovai scritto questo epigramma:
“Il Buon senso che un dì fu caposcuola,
or dalla scuola è morto affatto.
La scienza, sua legittima figliola, l’uccise per veder come era fatto”.
Scherzi e rime a parte, è certo che molte misure della tumultuosa normativa che ci stanno per ammannire, sembra sia stata concepita da chi il buon senso lo ha davvero ucciso e nemmeno per vedere di che cosa si tratti.
Ci si accorge di certe follie quando già esse hanno prodotto certi effetti non sempre rimediabili.
Detto questo voglio chiedere scusa ai miei lettori i quali probabilmente in questi ultimi giorni si saranno fatta la convinzione che sono diventato noioso e che questo mio affannarmi a scrivere, anche in condizioni per me assai difficili, sia anch’esso un segno di mancanza di buon senso.
Se così è, me ne scuso e mi appello all’affetto ed all’indulgenza dei miei cari lettori. Continuerò ma, lo confesso, ogni giorno mi occorre una dose più forte di speranza e di “tigna”, come si dice a Roma, per continuare.
Grazie della vostra pazienza.
Mauro Mellini
30.04.2020