Riceviamo e pubblichiamo:

Non è semplice per me, oggi, raccontare la verità su quanto accadutomi durante la mia piccola, ma intensa, carriera di blogger e collaboratore giornalistico durata dal 2015 al 2019 circa.
A distruggere il sogno della “libertà di informazione”, del rispetto e del “codice deontologico” sono bastate le denunce temerarie, con richieste risarcitorie fino a 1 milione di euro, nonché un tentativo di farmi passare da “mafioso” per una legittima critica.
Ad accusarmi sono stati da una parte l’A.D. di Innova spa, oggi Gruppo Innova, e dall’altra il co-direttore dell’Agi Paolo Borrometi.
Mettetevi comodi,la storia è lunga ed ha dei particolari!
La prima denuncia per diffamazione, con relativa richiesta di risarcimento in sede civile per un totale di 1.000.000 euro mi è arrivata nel 2018 dall’a.d. di Innova spa per aver riportato in un articolo, con tanto di fonte (Repubblica.it), che la stessa era stata coinvolta in “Mafia capitale”.
All’epoca del mio articolo, Innova spa aveva vinto un appalto a Priolo Gargallo per un servizio di mensa scolastica.
Nonostante varie ricerche, l’assoluzione di Innova spa dal processo “Mafia capitale” non risultava in nessun posto.
Durante il processo a mio carico, sul banco dei testimoni, l’ex a.d. F.M. ha dichiarato che l’azienda non ha fatto mai pubblicare nulla sull’esito del processo, che li vedeva “assolti dalle accuse” , non solo, si apprenderà anche di altre due denunce a carico di Repubblica e del Corriere della sera, terminate con accordo di circa 75.000 euro totali ( un accordo di 30.000€ con Repubblica e un altro di 25.000€ con il Corriere della sera) sempre per essere stati citati nei loro articoli come azienda finita nel ciclone del processo.
Grazie allo studio legale Racioppo che mi ha assistito anche in questo processo, il giudice del tribunale di Siracusa, alla fine del processo a mio carico, mi ha assolto.
Ecco il primo dato che evidenzia come anziché agire con il diritto di replica e informare i lettori, si passa alle denunce temerarie al fine di censurare la libertà di informazione e chiedendo risarcimenti fuori da ogni logica a chiunque cerchi di “informare”.
La seconda denuncia, più complicata, mi è arrivata nel 2022 dal co direttore dell’Agi e direttore della testata giornalistica LaSpia Paolo Borrometi.
In una lunga vicenda, Borrometi difeso dall’avv. Repici, mi accusava di associazione mafiosa atipica e diffamazione per aver espresso la mia opinione e critica.
In pratica avevo scritto che fra i tanti, anche il Borrometi non citava nei suoi articoli quelli poi sono diventati i casi Saguto e Montante.
Anche in questo caso è arrivata l’assoluzione, ma a quale prezzo?
Cosa è rimasta della libertà di informazione e di cosa effettivamente accade in questa terra?
I problemi quotidiani si fermano veramente alla mafia?
Le problematiche del popolo siciliano sono davvero affrontate dalle nostre amministrazioni comunali e dall’assemblea regionale siciliana?
Maurizio Inturri