Dopo l’ingresso delle truppe israeliane in Libano e l’ondata di missili lanciati dall’Iran contro Israele, tutti ci chiediamo quale sarà la risposta israeliana e quali le conseguenze.
Israele minaccia una risposta forte, ma realmente gli israeliani sono disposti ad attaccare gli impianti nucleari, le infrastrutture energetiche e le basi militari dell’Iran?
In una partita che riguarda non soltanto Israele e l’Iran, come si muoveranno gli Stati Uniti?
Paradossalmente in Europa si critica Biden per aver condotto una politica debole nei confronti di Netanyahu e i recenti risvolti in campo militare, mentre negli Stati Unititi il duo Biden-Harris, viceversa, viene visto troppo debole nei confronti dell’Iran, criticato dai repubblicani che muovono l’accusa di non aver mai fatto rispettare l’embargo petrolifero.
Una posizione più rigorosa quella dei repubblicani, in linea con il pensiero di Trump che vede nell’Iran il nemico da abbattere, e che nell’ipotesi in cui Israele dovesse attaccare preventivamente una base iraniana dove si sviluppa l’arma nucleare, gli Stati Uniti dovrebbero appoggiare l’operazione.
Dopo l’uccisione dei vertici di Hezbollah da parte degli israeliani gli scenari sono cambiati di ora in ora, creando la crescente preoccupazione che la guerra potrebbe andare oltre la regione.
L’obiettivo di Israele potrebbe essere quello di rompere l’asse che ha visto uniti Hezbollah, Hamas e gli Houthi, con l’aiuto di deterrenza da parte della Siria e dell’Iran.
Dopo i fatti di ieri notte la deterrenza iraniana si è trasformata in un’azione militare diretta, mentre la Siria fino a questo momento è stata totalmente assente.
Alla base della scelta iraniana potrebbe esserci una possibile tensione politica interna, visto che i più intransigenti estremisti iraniani giudicano debole il loro governo e spingono in direzione di una risposta dura nei confronti di Israele.
Un altro motivo potrebbe essere il timore dell’Iran di un attacco diretto da parte di Israele nel momento in cui Hezbollah si disperde.
C’è da chiedersi dove sia finita la credibilità degli Stati Uniti nel poter mediare diplomaticamente la questione, e fino a che punto le parti in conflitto siano disposte a premere sull’acceleratore di una guerra che divamperebbe ben oltre il Medio Oriente.
Molto dipenderà anche dalle prossime presidenziali americane, che potrebbero fare propendere l’ago della bilancia in direzione di un evento bellico, tanto più che la Russia in questo momento si trova alle prese con il conflitto ucraino.
Probabilmente l’Iran dopo la sortita di ieri tenderà ad abbassare la tensione e Israele si spera possa rinunciare a un attacco preventivo alle basi iraniane, che finirebbe con il favorire le frange più estremiste del paese che spingono in direzione di un scontro frontale.
Molto dipenderà dagli Stati Uniti e dalla volontà di passare da una difesa dell’alleato israeliano, come accaduto ieri notte, a quella di una partecipazione a uno scontro diretto con un paese con il quale è ancora in discussione l’accordo sul nucleare.
Gian J. Morici