Testo e foto di Diego Romeo
Offerta teatrale di riflessione fin troppo variegata quella che è stata proposta dagli spettacoli d’estate. Davvero singolare quella di questi ultimi giorni che ha visto in piazza santa Croce “Dell’Aurora” dedicato a Maria (la Madonna) firmato da Pippo Calandrino con un bel po’ di eccellenze che non mancano nella nostra città come il Coro diocesano di Agrigento e quello di Porto Empedocle, l’A.B.I. “Vincenzo Bellini”.. Condotto da Margherita Trupiano si sono alternate le voci di Annagrazia Montalbano,, Pippo Calandrino e i solisti Klizia Prestia,Calogero Verruso, Francesca Felentino. . Un sigillo di religiosità ve lo ha posto don Lillo Argento con una invocazione:”O Maria donna della speranza aiutaci ad essere seminatori di amore per orientare il mondo verso l’aurora di un nuovo giorno che porti pace, giustizia e accoglienza”. Un teatro religioso che ha fatto da contrappunto alla cascata di spettacoli sui miti pagani e sugli dei graziosi e farabutti che si fanno beffe degli uomini. Tutta roba dell’Ellade che ha alimentato i narcisismi occidentali di una Europa “letto dell’Ade” (come tuona Euripide nel suo Ione) col risultato di svuotare gli insegnamenti democratici dei greci. Una ondata paganeggiante ormai costituitasi in “Teatro dell’Efebo” che nella conservatrice Agrigento trionfa sotto la dicitura di “capitale della cultura” ( come l’araba fenice che ci sia ciascun lo dice dove sia nessun lo sa). Sia chiaro sono spettacoli dove Pippo Calandrino e Marco Savatteri hanno dato il meglio della loro creatività . Soprattutto Marco Savatteri che è accompagnato dalla fortuna di operare (gliel’ho detto anche in una conversazione telefonica) in una temperie politica che lo asseconda visto che amministrativamente non riesce a cingersi di alloro e di mettere in atto quegli insegnamenti che rimandano alle grandi figure della Prima Repubblica che sempre corre il rischio di essere rimpanta.. A tal proposito c’è una notizia folgorante che serpeggia nelle segrete stanze dove si pensa a Totò Cuffaro come sindaco unificante. Una città che barcolla e che non riesce a raccapezzarsi di essere capitale della cultura, cattolicissima sempre sul carro del vincitore, fa fatica a fregiarsi di tante eredità storiche e culturali mentre i “trenta che portano in alto Agrigento” (lo abbiamo appreso recentemente) non riescono a dire al sindaco” se ci sei batti un colpo”. Forse per discrezione o perché anche loro tengono famiglia mandando a quel paese la pasoliniana “religione del mio tempo” votando la “desistenza rivoluzionaria” e piluccando premiucci di dozzina e qualche cachet amichettista. Eppure nello spettacolo “Icaro” di Marco Savatteri c’è una riflessione tragica quando allude alle ali “di Ferro, di Fumo e di Plastica” che hanno oscurato il sole. E che ci fa pensare alla “Morte del sole” di Manlio Sgalambro il quale poi insieme a Franco Battiato diede vita a una collaborazione feconda. Lo spettacolo di Savatteri l’altra sera è stato molto applaudito e del resto c’era una band dal vivo, la danza, i momenti corali, quadri divertenti e spietati, scene multimediali e coreografie acrobatiche . Con queste articolazioni sceniche è facile “incantare” una platea d’estate. Però c’è un’altra Agrigento che la scorsa primavera fece annullare per mancanza di spettatori lo spettacolo su Battiato promosso da Andrea Scanzi al Palacongressi. “Quanti uomini sono Icaro? “si chiede Savatteri che è stato geniale drammaturgo, compositore, lirico e regista di questo spettacolo. E quanti sono gli Icari agrigentini, regionali, siculo-romani che non riescono a volare e far volare questa città? Anzi, le diverse città che vivono ad Agrigento e che rischiano di annullarsi a vicenda rincorrendo una identità che non riesce a liberarsi dalle catene del passato.