Sono già 23 i bambini morti a causa della malnutrizione e della disidratazione. L’Organizzazione sottolinea che l’unica soluzione per la popolazione infantile di Gaza è un cessate il fuoco immediato e definitivo e l’accesso illimitato agli aiuti umanitari
Secondo i dati diffusi oggi dai maggiori esperti di insicurezza alimentare e malnutrizione, i bambini e le famiglie nel nord di Gaza sono a poche settimane dalla carestia e alcune soglie necessarie per dichiarare una carestia sono già state superate. Lo afferma Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro.
I nuovi dati dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC) – la scala globale per classificare le crisi alimentari e nutrizionali – affermano che 1,1 milioni di persone in tutta Gaza, almeno la metà della popolazione, stanno affrontando una catastrofica insicurezza alimentare, o IPC Fase 5. La fame sarà ancora più estrema nel nord di Gaza, secondo le proiezioni dell’IPC, la carestia si verificherà da qui al maggio 2024.
Save the Children rivela che anche adesso i bambini e le famiglie sono costretti a vivere di grano, fieno e cibo animale e qualsiasi futura dichiarazione di carestia probabilmente arriverà quando sarà troppo tardi per troppe persone. Il tasso di mortalità infantile, già in accelerazione, raggiungerà nuovi estremi senza un cessate il fuoco immediato e definitivo e un accesso illimitato agli aiuti.
Il rapporto arriva pochi giorni dopo che le Nazioni Unite hanno avvertito che un bambino su tre sotto i due anni nel nord di Gaza soffre di malnutrizione acuta, un tasso che è raddoppiato da gennaio.
Nada*, una madre di tre ragazzi che sono fuggiti dal nord di Gaza a Rafah con la famiglia quando è iniziata la guerra, ha detto questa settimana a Save the Children: “I nostri parenti sono arrivati dal nord tre giorni fa. Dicono che le persone lì macinano insieme fieno, grano e cibo per il bestiame per avere qualcosa da mangiare. Non è un cibo adeguato! Da dove vivono vanno al mare dove arrivano gli aiuti, così possono procurarsi una lattina di freekeh [cereali di grano duro] o funghi da mangiare. Vivono di erbacce”.
Poiché l’accesso e le comunicazioni con le comunità nel nord di Gaza sono parzialmente o completamente interrotte, per Save the Children e altre organizzazioni umanitaria è stato difficile raggiungere le persone lì, quindi si sono affidati alle testimonianze delle famiglie che sono fuggite a Rafah, l’unico posto dove qualsiasi infrastruttura funziona a malapena e la sua popolazione è cresciuta da 280.000 a 1,5 milioni nel giro di pochi mesi. Con le famiglie stipate in tende improvvisate e un’interruzione quasi totale delle forniture alimentari, dell’acqua pulita, dei sistemi igienico-sanitari e dell’assistenza sanitaria, anche a Rafah i bambini soffrono di fame e malattie.
Mariam*, membro dello staff di Save the Children a Rafah, ha detto che suo nipote di un anno soffre di malnutrizione acuta grave (SAM), una condizione che indebolisce il sistema immunitario ed espone i bambini ad altre malattie, in alcuni casi compromettendone lo sviluppo per tutta la vita. Ora sono subentrate complicazioni ed è collegato a un ventilatore in terapia intensiva. “Ha la pancia gonfia e il respiro irregolare a causa di un’infezione alle vie respiratorie superiori – ha detto – Ha iniziato a stare male due mesi fa, quando è stato costretto a trasferirsi in una tenda a Rafah. Poco dopo, ha cominciato ad avvertire vomito e diarrea forti. A causa delle dure condizioni di vita nelle tende e della carenza di servizi sanitari accessibili, è stato ora ricoverato in terapia intensiva e riceve ventilazione meccanica. Sua madre ha detto: “Vedo mio figlio morire e non posso fare nulla, è davvero straziante”.
I rapporti del Ministero della Sanità di Gaza mostrano già che almeno 23 bambini sono morti a causa della malnutrizione e della disidratazione, ma con i servizi appesi ad un filo, la scarsità di carburante e le strade distrutte, il numero reale è probabilmente molto più alto.
Le condizioni per fornire assistenza umanitaria in modo sicuro e adeguato ai bambini di Gaza si stanno deteriorando ogni settimana, secondo Save the Children. Il 13 marzo uno dei pochi centri di distribuzione alimentare dell’UNRWA rimasti nella Striscia è stato colpito dalle forze israeliane, uccidendo un membro del personale e ferendo altri 22 civili.
Secondo le Nazioni Unite, il numero medio giornaliero di camion che entrano a Gaza con cibo, aiuti e medicinali è diminuito di oltre un terzo nelle settimane successive alla sentenza della Corte internazionale di giustizia (ICJ).
Save the Children sottolinea che metodi alternativi di consegna degli aiuti, come i lanci aerei o un porto temporaneo, non sostituiscono l’assistenza umanitaria senza ostacoli attraverso le rotte terrestri già stabilite.
Qualsiasi rifiuto di assistenza umanitaria costituisce una grave violazione contro i bambini, secondo la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 1999 sui bambini nei conflitti armati. Equivale anche a una punizione collettiva ed è illegale ai sensi del diritto umanitario internazionale. Qualsiasi utilizzo della fame come metodo di guerra è severamente vietato in quanto crimine di guerra ai sensi del diritto internazionale.
“E’ una crisi provocata dall’uomo che ha portato ben un terzo dei bambini di Gaza nella morsa di una malnutrizione acuta. Ci sono camion carichi di cibo, acqua e forniture mediche in coda da un lato del confine, mentre dall’altro lato bambini e famiglie muoiono di fame. Abbiamo un quadro temporale chiaro per scongiurare la carestia, e ciò richiede urgenza. Se venisse dichiarata una carestia, sarebbe già troppo tardi per troppe persone: i bambini sono le prime vittime della carestia e stanno già morendo a Gaza a causa della malnutrizione. Ogni minuto conta per loro. La coscienza collettiva delle autorità israeliane e della comunità internazionale dovrebbe considerare che ogni giorno senza un cessate il fuoco immediato e definitivo e un accesso illimitato agli aiuti umanitari è un altro giorno catastrofico di fame e sofferenza, un altro passo verso la carestia e un’altra campana a morto per la popolazione infantile di Gaza” ha dichiarato Xavier Joubert, direttore di Save the Children nei Territori palestinesi occupati.
Qui si può leggere il rapporto IPC: https://www.ipcinfo.org/ipcinfo-website/alerts-archive/issue-97/en/
*Nome cambiato per proteggere l’anonimato.
Per sostenere l’intervento di Save the Children in emergenza: