Palermo, 14 novembre 2023 – “Perché fare questo sciopero? In realtà la vera domanda è perché non fare questo sciopero rispetto a un Governo che si sta manifestando come uno dei peggiori degli ultimi anni e non soltanto per l’orientamento politico di destra, ma per le scelte che ha fatto in questo primo anno di vita, a cominciare dal disegno di legge sul presidenzialismo. Una riforma pericolosa che ha lo scopo esclusivo di dare più poteri al premier, esautorando invece il Parlamento e il Presidente della Repubblica, punto di riferimento importantissimo in questi anni nel nostro Paese”. Lo dice Adriano Rizza, segretario della Flc Cgil Sicilia.
“Una riforma come quella dell’autonomia differenziata – aggiunge – che ha lo scopo di frammentare il nostro Paese in venti piccoli Stati con un’unica sola grande conseguenza e cioè di penalizzare le Regioni del Mezzogiorno, destinate a diventare più povere di quanto già non lo siano”.
“E poi la questione del dimensionamento scolastico – continua Rizza – una follia decisa con una norma inserita nella legge di bilancio 2023, che ha lo scopo di risparmiare 88 milioni di euro e che determinerà l’eliminazione, a cominciare dal prossimo anno, del 10% delle autonomie scolastiche nel nostro Paese, di cui 100 solo in Sicilia”.
“Nel frattempo incalza l’emergenza salariale – spiega – in un Paese che giorno dopo giorno diventa sempre più povero, con percentuali altissime di povertà assoluta che riguardano chi ha un lavoro precario, chi è sottopagato o chi non ha un lavoro. Mentre la povertà relativa colpisce soprattutto il settore del pubblico impiego. Se teniamo conto di un elemento, come dice sempre Landini, che oggigiorno si può essere poveri anche lavorando, questo è un fenomeno che riguarda migliaia di lavoratori. A questo come risponde il Governo Meloni? Con una mancetta di qualche centinaio di euro, come anticipo del rinnovo contrattuale del 2024. Un modestissimo aumento del 5,8%, molto lontano dal dato allarmante dell’inflazione che ha raggiunto il 18%”.
“C’è, infine, una grande verità – conclude Rizza – che molti fanno finta di non conoscere: il calo demografico del Mezzogiorno e in particolare della Sicilia. Una Regione che da qui a vent’anni, secondo l’Istat, perderà 1,5 milioni di abitanti, e ad andare via saranno soprattutto i giovani. La Sicilia sarà una terra di anziani assistiti da migliaia di badanti. Non è questo ciò che vogliamo. Non è questo il futuro che vogliamo per i nostri figli e i nostri nipoti. E se bisogna fare qualcosa, è bene farla adesso perché ‘domani’ sarebbe già troppo tardi”.