“Se non puoi applicare il Diritto,
ti resta pur sempre il rovescio…”
(Boris Becker)
Sarà l’arrivo di questa perplessa primavera o, forse, la voglia di fare a pugni con le idee (e non solo con quelle…) che trovi in tutti gli umani ad ogni latitudine e longitudine terrestri.
Sarà questo o altro non saprei dirvi, ma il Πόλεμος universitario della città delle panelle e dei crocchè si straccia le vesti su una questione che tocca direttamente l’onore di una bandiera e di un intoccabile passato.
Il tema ha l’incandescenza della lava vulcanica che i siciliani ben conoscono: il maxi-processo, frutto dell’eroico lavoro dei nostri martiri, fu vera gloria oppure fu – come orwellianamente affermato da alcuni detrattori – un “obbrobrio giuridico”?
Aveva ragione il compagno Lenin quando assumeva che “il futuro è certo, ma è il passato che è imprevedibile…”
Già… perchè se non si comprende che quegli eroi siciliani furono mandati al fronte giudiziario con solo una penna in mano mentre la mafia perpetrava centinaia di orribili omicidi, a colpi di Kalashnikov, in una guerra senza fine… beh… allora nulla si è compreso di quel passato (che poi così passato non è…).
Il tema, quindi, non è se il maxi-processo contro “Cosa Nostra” avesse rispettato il fair-play del rito accusatorio (secondo i principi che adesso governano la rinnovata idea dei Diritti Umani).
Questo falso problema butta solo fumo sugli occhi (già annebbiati) della platea degli spettatori.
Il vero tema è un altro, ma solo a sollevarlo ed indicarlo all’attenzione collettiva passi per eversore dell’ordine costituzionale e rischi l’accusa di fascismo.
Provo a darvi sintesi estrema.
La lotta alla mafia, soprattutto dopo la strage Chinnici (29/7/1983), andava trattata come un problema militare con leggi speciali e regole di ingaggio militari (molto simili a quelle utilizzate dai civilissimi inglesi contro i terroristi in Irlanda).
Perchè a chi uccide i servitori dello Stato e ti bombarda un’autostrada non puoi rispondere con le sottigliezze “vanity fair” del processo accusatorio.
La vigliaccheria della politica ha, invece, scelto di creare un reato (alludo al 416 bis del C.P.) a connotazione indeterminata, una specie di assegno in bianco con il quale si consegnava nelle mani dei magistrati (e della giustizia ordinaria…) tutto l’esplosivo problema.
Per l’effetto, molti altri fedeli servitori dello Stato vennero trucidati, alcuni altri facendo – invece – fulminanti carriere nel firmamento degli “eroi” della politica nazionale.
D’altronde non era Brecht che assumeva che gli eroi nascono da una terra resa infelice?
Questa è la terribile Verità.
Il nostro “imprevedibile” passato.
Il vero “obbrobrio” della nostra Storia giudiziaria è questo…
Lorenzo Matassa