Chissà cosa ne sarebbe della Letteratura se la mano veggente del destino non ne guidasse i passi.
Un numero infinito di opere non sarebbe mai stato stampato e conosciuto dai lettori se qualcosa (chiamiamola profezia auto-avverantesi) non avesse operato in favore di quei manoscritti dando loro la vita che meritavano.
Di Gabriel García Márquez si racconta che, povero in canna, divise il suo racconto “Cento anni di solitudine” in due parti e, dopo averle impacchettate in carta di giornale ne avesse inviato una delle due all’editore (non avendo i soldi per inviarlo nella sua integralità).
L’editore, dopo avere ricevuto e letto il manoscritto, scrisse all’autore che aveva gradito e che pure lo avrebbe pubblicato se solo avesse compreso quale fosse stato l’inizio del libro.
Solo in quel momento Marquez capì l’errore in cui era incorso dato che la prima parte del libro giaceva, ancora avvolta nella carta di giornale, sulla sua scrivania.
Senza questa casualità, forse, mai sarebbe diventato premio Nobel per la Letteratura (1982).
Uguale casualità si auto-avverò per l’opera “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa.
La circostanza è splendidamente raccontata da Francesco Piccolo nel suo ultimo libro dal titolo “La Bella Confusione”.
È noto che il Principe di Lampedusa non vide mai la pubblicazione del suo manoscritto e morendo lasciò, come atto di sua ultima volontà, quello che fosse in qualche modo pubblicato.
Il racconto, infatti, era stato sdegnosamente rifiutato da numerosi editori e, tra questi, Mondadori (allora diretto da Elio Vittorini) ed Einaudi.
La moglie, Licy, cercò in tutti i modi di dare seguito a quel desiderio.
Inviò il manoscritto all’amica Elena Croce (figlia del grande critico letterario Benedetto), ma quest’ultima – sembra – che non solo non lo avesse mai letto, ma addirittura, lo avesse perso in casa.
Solo dopo qualche tempo il manoscritto fu ritrovato, in mezzo a tante altre cianfrusaglie, all’interno del guardaroba della cameriera.
Una strana voce aveva suggerito alla Croce di ritrovare ciò che si era perso e portarlo all’attenzione di Giorgio Bassani (lo scrittore de “Il giardino dei Finzi Contini”).
Solo il fiuto letterario di Bassani comprese, finalmente, la grandezza dell’opera e alla pubblicazione di Feltrinelli seguì un planetario successo.
“Il Gattopardo” è, ad oggi, un libro tradotto in sessanta lingue e conosciuto nel mondo intero.
Il Principe di Lampedusa aveva detto il vero assumendo che la più grande fama ti viene attribuita dalla morte, ma non aveva fatto i conti con questa imprevedibile “signora” che forse ama la Letteratura più di quanto possano fare i vivi.
Eppure lui, il Gattopardo, la “signora” aveva saputo ben descriverla nelle ultime pagine del suo immenso romanzo:
“Fra il gruppetto ad un tratto si fece largo una giovane signora: snella, con un vestito marrone da viaggio ad ampia tournure, con un cappellino di paglia ornato da un velo che non riusciva a nascondere la maliziosa avvenenza del volto.
Era lei la creatura bramata da sempre che veniva a prenderlo; strano che così giovane com’era si fosse arresa a lui; l’ora della partenza doveva essere vicina. Giunta faccia a faccia con lui sollevò il velo e così, pudica ma pronta ad essere posseduta, gli apparve più bella di come mai l’avesse intravista negli spazi stellari.
Il fragore del mare si placò del tutto.”
Lorenzo Matassa