Cos’è il “politicamente corretto” se non l’edulcorare le atrocità della realtà per offrire al popolo una verità che non dia troppo “fastidio”?
È politicamente corretto raccontare di come i russi combatterono il nazismo pagando un elevato tributo in termini di vite umane durante la seconda guerra mondiale.
Meno politicamente corretto, sarebbe ricordare il “Patto Molotov-Ribbentrop” firmato il 23 agosto 1939 tra la Germania di Hitler e l’Unione Sovietica di Stalin, che oltre all’impegno reciproco di non aggressione – e a non appoggiare terze potenze in caso di azioni aggressive contro uno di essi – riconosceva ai tedeschi le pretese sulla parte occidentale della Polonia, permettendo all’URSS di annettersi intere nazioni per ristabilire i vecchi confini dell’Impero zarista.
Ancor meno politicamente corretto ricordare il massacro di Katyn’ o le deportazioni sovietiche dai paesi baltici.
In nome del “politicamente corretto” finiamo con il mistificare la storia, trasformando un paese che non combatteva i nazisti – se non era infatti alleato dei tedeschi, quantomeno aveva accordi spartitori con la Germania nazista – nel paese che ha liberato il mondo dal nazismo, dimenticando che l’Unione Sovietica entrò in guerra soltanto perché Hitler decise in maniera per lui scellerata di invadere il paese con il quale aveva sottoscritto accordi.
Tant’è, che in Russia i libri di storia non riportano la seconda guerra mondiale, ma la “Grande guerra patriottica”, ovvero quella combattuta dai sovietici negli anni tra il 1941 e il 1945, quando furono costretti a difendersi dalla Germania.
Seguendo la stessa logica, in Italia potremmo dimenticare il periodo fascista e riscrivere i libri di storia ricordando soltanto la resistenza e che dunque l’Italia avrebbe sconfitto il nazismo.
Una mistificazione dei fatti che ancora una volta ha riproposto oggi il presidente russo Vladimir Putin, in occasione delle celebrazioni del “Giorno della Vittoria” del 9 maggio.
Le guerre sono fatte di atrocità, crimini, falsificazioni e celebrazioni di falsi eroi, come nel caso delle fotografie scattate da Yevhen Khaldey che immortalano il soldato che sventola la bandiera sovietica sul tetto del Reichstag.
Una foto più volte ritoccata, scattata soltanto dopo che le battaglie in strada a Berlino erano già finite da giorni.
A Stalin non erano piaciute le foto originali senza il fumo della battaglia (ma anche con i particolari poco “onorevoli” per l’ufficiale russo), né la narrazione storica reale che vide l’Armata Rossa che liberò l’Ucraina dai tedeschi, composta nella stragrande maggioranza da… ucraini!
Così, mentre oggi il “de-nazificatore” Putin conduce la sua guerra al nazismo ucraino, falsificando ancora una volta le vere motivazioni di questa guerra, passa in secondo piano il testo scritto dall’ideologo e attivista politico russo Timafey Sergeyev e il suo programma di eliminazione della nazione ucraina in quanto tale.
Un manuale che spiega il perché di un genocidio (quello degli ucraini) partendo dal principio che l’intera società ucraina è nazista (in un paese nel quale l’estrema destra
non raccoglie più del 3% dei voti).
“La denazificazione sarà inevitabilmente anche una de-ucrainizzazione” – scrive Timafey Sergeyev, il quale aggiunge che non è sufficiente, la denazificazione dell’Ucraina ma anche la sua inevitabile de-europeizzazione.
Per fare ciò – secondo l’ideologo russo – è necessario dividere gli ucraini in coloro che devono essere giustiziati immediatamente o costretti ai lavori forzati, e coloro che possono essere “rieducati” cancellandone l’identità ucraina.
Secondo Viktoriya Nikifarava, giornalista e drammaturga russa, sarebbe bene creare un libro di testo di storia in generale e offrirlo agli studenti, e alla maniera della Cina, “ripulire” internet (ovviamente quello ucraino) da tutte le notizie non conformi ai voleri del Cremlino e considerate “spazzatura”.
Termini come “sub-umani” e “persone mentalmente malsane” – riferiti agli ucraini – vengono comunemente utilizzati all’interno di gruppi social dell’estrema destra russa, e seppur ricordano la retorica nazista e genocida, trovano ampi spazi sui meda russi, come nel caso del testo pubblicato da RIANOVOSTI il 2 marzo 2022, che riporta testualmente: “Dopo la liberazione dell’Ucraina, sarà necessaria tutta una serie di misure per riportare in sé questo popolo mentalmente malsano”.
Nulla da invidiare al Mein Kampf di Hitler, se non fosse che rappresenta il pensiero di un governo – e di un paese indottrinato grazie alle censure – cosiddetto de-nazificatore…
Gian J. Morici