“Vogliamo aiutare realmente i profughi? Bene, a Sciacca abbiamo un ex ospedale, due alberghi sul monte Kronio, il Grand Hotel delle Terme, tutti chiusi per questione burocratiche.
Obblighiamo, chi di dovere, a riattivarli per i profughi. Saranno loro stessi a gestirli. Vivrebbero tutti assieme e sarebbero ben lieti di collaborare”.
Questo l’appello che Nico Miraglia, figlio del sindacalista ucciso nel ’47, ha rivolto
ieri dalla sua pagina Facebook ai politici, alle TV e a tutti i burocrati del territorio.
Dal 24 febbraio, quando è cominciata l’invasione russa dell’Ucraina, oltre due milioni di persone hanno dovuto lasciare le proprie case per sfuggire ai bombardamenti e agli assalti da parte delle truppe di Putin, cercando rifugio nei vicini paesi europei.
Tra i profughi, si calcola ci siano oltre un milione di bambini, molti non accompagnati, i cui genitori, per metterli in salvo, sono stati costretti ad affidarli ad altri profughi, mentre loro sono rimasti in patria per difendere il paese dall’invasione russa.
In molte città europee e italiane, si sta cercando di far fronte a una crisi di dimensioni catastrofiche, anche grazie all’aiuto di cittadini che offrono ospitalità a chi in questo momento fugge dalla guerra.
“È solo questione, principalmente, di buona volontà e umanità – scrive Miraglia –
Non venitemi a dire che i locali sono fatiscenti, bisogna attivare questo è quello. Quanti miliardi sperperiamo? Per una volta utilizziamoli per aiutare l’umanità, e non…”
Un “non” che è una chiara denuncia di sperperi e lotte politiche che, in particolare, in un momento quale quello attuale vanno impediti, per far fronte a una crisi umanitaria senza precedenti in Europa dal dopoguerra ad oggi.