Apprendiamo che l’ENEL ha intenzione di realizzare il rigassificatore di Porto Empedocle (a tal proposito, è necessario ricordare come anche il rigassificatore di Porto Empedocle rientrasse nella sfera degli affari nostri con i russi – non sono soltanto i leader europei che ci hanno venduti, ma anche quelli di casa nostra – visto che l’impianto di liquefazione dal quale si sarebbe dovuto rifornire, era targato Gazprom – ndr). Si tenta cioè di correre ai ripari. L’invasione armata dell’Ucraina, da parte della Russia, ha fatto schizzare alle stelle il prezzo del gas, dopo che Putin ci ha chiuso i rubinetti. Come è risaputo più del 40% del gas metano, utilizzato in Italia per produrre energia e per il riscaldamento, proveniva dalla Russia. Adesso le forniture sono notevolmente diminuite, per via delle ritorsioni russe contro le sanzioni dell’Italia, dell’Unione Europea e degli Stati Uniti finalizzate a porre fine alla guerra che, momentaneamente, si sta combattendo nel territorio ucraino. Riguardo alla storia, più o meno recente, relativa al ruolo della Sicilia, che in passato è stata una sorta di inquinante hub del petrolio prima, con le sue raffinerie di Gela, Augusta, Priolo, Melilli e Milazzo, ci sarebbe molto da dire, in termini negativi. Ma qualcosa, o per meglio dire qualcuno, ossia un dittatore moderno, intelligente, cinico e spietato, in questi terribili momenti, ce lo impedisce. Si profila infatti all’orizzonte un’immane tragedia globale senza precedenti. Come facciamo a parlare degli errori e degli orrori del passato, quando quell’uomo solo al comando di un impero decaduto, con le sue fortezze atomiche minaccia di far saltare in aria il mondo intero? Si tratterebbe, in tal caso della Terza ed ultima Guerra Mondiale. Dopo di che il nulla! Riusciremo a fermarlo? Guarda caso tutto ciò ci sta capitando tra capo e collo, dopo due anni di tremenda pandemia. Stavolta si tratta di una vera e propria ‘guerra guerreggiata’ nel cuore dell’Europa. Non è più una guerra fredda, come quella che si combatteva sino agli inizi degli anni Novanta tra quelle che allora chiamavamo Superpotenze, ovvero USA ed URSS, le due confederazioni di Stati, alleati per necessità, che hanno guidato gli eserciti che hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale. Com’è noto, dopo la caduta del muro di Berlino, l’URSS, l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, si è disgregata. Quel mondo diviso in due blocchi, Est-Ovest, non esiste più. L’alleanza militare del blocco comunista, post stalinista, del cosiddetto Patto di Varsavia, è deflagrata 30 anni fa. Dal canto suo il blocco occidentale, i paesi del Patto Atlantico, la NATO e l’Unione Europea, hanno continuato a raccogliere, alla rinfusa, i pezzi, i cocci frantumati, dell’ex impero sovietico, con le conseguenze che solo oggi, a nostre spese, forse ci stiamo sforzando di capire. Quando si ferisce a morte un nobile decaduto, a colpi di ferree sanzioni economiche, includendo anche, dentro la NATO, quelli che sono stati in passato i suoi paesi satelliti, bisogna stare semplicemente un pò più attenti. Come è noto, quell’ex impero comunista, è recentemente ostaggio di un’orda di sedicenti imprenditori, più che altro degli speculatori, che hanno razziato un pò di roba in giro per il mondo, altrimenti definiti oligarchi, e capitanati da Putin. Questi magnati (mai termine fu più appropriato) russi, tanto osannati nei salotti bene del capitalismo europeo hanno illuso tutti quantiche la Russia era cambiata e la sua classe dirigente si era per così dire occidentalizzata. Ma all’apparir del vero ci siamo accorti che non è così. Il suo prodotto interno lordo è di gran lunga inferiore a quello dell’Italia, malgrado la sua popolazione è quasi il triplo della nostra. In quanto a territorio poi, ci vogliono più di 50 Italie per fare una Russia. Forse non è servito a niente ciò che già avevamo scoperto dopo la Caduta del Muro di Berlino. l’Unione Sovietica di ieri, peggio ancora la Russia di oggi, è insomma il solito gigante (molto più ridimensionato), dai piedi di argilla e, soprattutto, un gigante estremamente povero. Povero si, ma armato fino ai denti, alla stregua di uno dei tanti regimi dittatoriali, disseminati in giro per il mondo. Per quanto poi riguarda i nostri rapporti con l’ex colosso sovietico, pare che siano stati regolati aprendo e chiudendo i contatori del gas. Delle politiche che definire soltanto sbagliate è poco, hanno contribuito ad instaurare una sorta di monopolio del gas metano, rendendoci totalmente succubi, per non dire schiavi, del gas russo. Tutto ciò è avvenuto anche per favorire degli interessi personali, di più o meno piccolo cabotaggio. Interessi che riguardano vari leader europei, quali l’ex cancelliere tedesco Shroeder, od ancora, nel nostro piccolo, Matteo Renzi, che siedevano e/o siedono ancora nei consigli di amministrazione di società di gas russe. Ma anche l’ex premier inglese Tony Blair non ha mica scherzato, nel fare qualche affaruccio col regime del Kazakistan. Sono stati, in altri termini, i nostri ex premier europei a consegnarci nelle mani degli oligarchi russi e dei paesi amici di Putin. Sono quegli stessi oligarchi che si sono cuciti addosso l’immagine di uomini di successo, anche grazie all’acquisizione di alcuni prestigiosi club di calcio. E, tra caviale, champagne e soprattutto tanta vodka, hanno fatto il resto, dentro ai loro lussuosissimi alberghi, strappati agli imprenditori europei, ridotti alla canna del gas, in tutti i sensi! In Occidente si direbbe: ‘è il capitalismo bellezza!’. Ed adesso che la fine del mondo potrebbe essere dietro l’angolo che facciamo? Ci beviamo sopra anche noi o reagiamo, facendo tutto quello che avremmo potuto, o dovuto fare, tanto tempo fa, quando giocavamo con i rubinetti ed i contatori russi, svendendo ai Russi (ma anche con la Cina è e sarà la stessa storia), oltre agli alberghi e le squadre di calcio, anche i nostri leader occidentali, che si sono lasciati comprare a buon mercato e ben volentieri.
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