Dopo che lo scorso novembre è andato in pensione l’ex procuratore di Milano, Francesco Greco, il Consiglio superiore della magistratura è chiamato a decidere la nomina del nuovo procuratore.
Una nomina che vede la Commissione Direttivi spaccarsi fin da subito su tre candidature.
Il più votato in Commissione, è stato il procuratore generale di Firenze Marcello Viola, che ha incassato il sostegno di Antonio D’Amato (Magistratura Indipendente) e dell’indipendente Sebastiano Ardita.
Un voto ciascuno è andato agli altri due candidati, il procuratore di Bologna Giuseppe Amato, proposto da Michele Ciambellini (Unicost) e il procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli, proposto da Alessandra Dal Moro (Area).
Astenuti, Fulvio Gigliotti (M5s) e Alessio Lanzi (Forza Italia).
Viola, viene già da una precedente candidatura – quella al vertice della procura di Roma – che ha fatto discutere non poco a seguito del suo ingiusto e immotivato “siluramento” a causa di osceni giochi di potere che lo hanno visto vittima di fughe di notizie funzionali soltanto a impedirne la nomina.
Una nomina osteggiata, secondo quanto riportato sul suo sito Sabrina Pignedoli (europarlamentare e giornalista antimafia che collabora con la Commissione Parlamentare Antimafia) per il brutto “vizio” che avrebbe Viola di fare indagini.
Spetterà dunque al plenum – dopo il deposito delle motivazioni delle proposte di nomina e dopo il parere della ministra della Giustizia sui candidati – risolvere la questione che si spera almeno per questa volta non debba portarci ad assistere al triste spettacolino che ha caratterizzato la nomina del procuratore di Roma.
Spettacoli che certamente, specie in questo momento, non giovano all’immagine della magistratura e alla fiducia che tutti i cittadini dovrebbero poter riporre nella giustizia.
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