La Russia invaderà l’Ucraina?
Questa è a domanda che in molti si pongono man mano che cresce la preoccupazione di un possibile conflitto.
Se ciò dovesse avvenire, un ruolo determinante lo rivestirebbe la Bielorussia che ha sottoscritto con Mosca un accordo che prevede – in caso di guerra – che le forze armate del paese passino sotto il controllo dei russi.
Questo spiega lo spostamento di mezzi e contingenti russi in Bielorussia, da dove batterie missilistiche, forze di terra e aeree potrebbero essere utilizzate per colpire l’Ucraina.
Difficilmente, però, si potrà arrivare a un conflitto diretto che avrebbe gravi conseguenze anche per i russi, i quali lascerebbero sul terreno molti dei loro soldati e subirebbero enormi danni economici.
Tutto questo, senza considerare che la Bielorussia, nel caso in cui si arrivasse alla sua inclusione tra le strutture militari della Federazione Russa, finirebbe con il perdere la propria indipendenza.
Ancora più confuso è lo scenario che si prospetta sul fronte turco.
Ankara, è infatti un partner costretto del Cremlino, le cui relazioni strategiche potrebbero rivelarsi poco affidabili per la NATO della quale fa parte.
La Turchia, pur avendo aderito alla NATO, intrattiene con Mosca difficili relazioni dovute ad accordi politici ed economici – in particolare nel settore dell’energia – che la vedono costretta a subire il ricatto del Cremlino, visto che energeticamente dipende per circa il 50% dal gas russo e che russa è la centrale nucleare di Akkuyu che fornirà a breve un ulteriore 9% dell’energia alla Turchia.
Un ricatto che Ankara già subì quando in pieno conflitto siriano, dopo aver abbattuto un caccia russo, dovette cedere al ricatto di Putin che minacciò Erdogan di non completare il gasdotto Turkish Stream.
Inoltre, Ankara vede con riluttanza la presenza militare della NATO a ridosso dei propri confini ed è l’unico paese che pur avendo aderito alla NATO ha acquistato sistemi di difesa aerea dalla Russia, e deve inoltre anche temere da parte di Mosca la creazione di nuovi focolai di tensioni vicino ai suoi confini.
Tutto ciò, rende Ankara un partner poco affidabile per gli Stati Uniti.
La sua posizione ambigua, ha portato Erdogan a cercare sempre una mediazione diplomatica che oggi rischia di diventare difficile, visti i toni da ultimatum utilizzati da Putin.
Se da un canto la Turchia non sembra un alleato affidabile per gli U.S.A., non va sottovalutato neppure il mancato riconoscimento dell’annessione della Crimea e che un’invasione dell’Ucraina da parte dei russi significherebbe di fatto il loro controllo sul Mar Nero, con accesso ad altri mari di grande importanza strategica.
Un evento che Ankara non può permettere.
Nel caso di un’invasione russa dell’Ucraina, Erdogan si troverà costretto a fare una scelta di campo che finora ha sempre abilmente evitato, nel quale giocheranno molto anche gli interessi comuni della Turchia e dell’Ucraina che nel tempo hanno portato i due paesi a una cooperazione tecnica e militare e all’investimento di miliardi di dollari da parte della Turchia nell’economia ucraina.
L’unica carta che oggi può giocare Erdogan – così come sta facendo – è la mediazione diplomatica tra Mosca e Kiev, che se da un lato lo rende ancor meno affidabile come paese NATO, dall’altro gli consentirà di mantenere i rapporti commerciali con la Russia, con paesi partner della stessa e con l’Ucraina.
Se dovesse fallire la diplomazia, per timore di sviluppi imprevedibili, e grosse perdite economiche e in termini di vite umane, l’ipotesi più probabile è quella che il Cremlino rinunci ad un attacco diretto sul fronte ucraino, limitando la sua azione al Donbass, attaccando i sistemi informatici del paese per creare il caos e rafforzando la sua presenza militare in Bielorussia in attesa di un momento più favorevole a Mosca che sia privo di incognite sull’affidabilità dei suoi partener.
Gian J. Morici