I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Milano hanno sequestrato un vivaio di Inveruno (MI) e ne hanno arrestato il titolare per “caporalato”, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale di Milano che ha anche disposto la misura dell’obbligo di firma per una dipendente amministrativa. In particolare, l’indagine dei Finanzieri della Compagnia di Magenta, coordinata dal Pubblico Ministero, Dott.ssa Donata Patricia COSTA, del I Dipartimento della Procura della Repubblica di Milano, ha consentito di scoprire un articolato sistema di sfruttamento dei lavoratori con cui il titolare della ditta, coadiuvato nelle condotte illecite da due impiegate, era arrivato a ridurre il costo del lavoro a quasi 3 euro all’ora (rispetto ai 13 euro circa previsti in osservanza delle norme vigenti).
Alle investigazioni delle Fiamme Gialle magentine, inoltre, si sono affiancati i controlli amministrativi dei funzionari dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Milano-Lodi e dell’INPS che hanno portato alla quantificazione in oltre un milione di contributi previdenziali dovuti, riqualificando i contratti di lavoro del personale e disconoscendo le agevolazioni di “coltivatore diretto” del titolare. Nel corso delle indagini è stato riscontrato come oltre 100 dipendenti operanti in azienda vivessero in un costante clima di tensione e soggezione, lavorando per oltre 9 ore al giorno e in assenza di pause, riposi settimanali e ferie retribuite.
Approfittando poi della loro situazione di bisogno, molti lavoratori, cittadini extra-comunitari e giovani alla prima esperienza lavorativa, venivano reclutati per un periodo “di prova” di 20 giorni senza pattuizione di alcun compenso o orario prestabilito, a cui seguiva sistematicamente l’instaurazione di un rapporto di lavoro che, anziché subordinato, veniva indebitamente formalizzato come “prestazione di lavoro occasionale”, consentendo ingenti e illeciti profitti al titolare, in spregio di tutti i diritti riconosciuti ai lavoratori.
Alla luce delle risultanze dell’attività investigativa svolta, l’Autorità Giudiziaria ha quindi disposto il sequestro dell’azienda florovivaistica, comprensiva di 13 immobili e beni strumentali per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro, nonché di 10 conti correnti riconducibili alla ditta individuale, nominando un amministratore giudiziario al fine di permettere la continuazione dell’attività aziendale nel rispetto delle normative vigenti. Nel salvaguardare la legalità economico-finanziaria, l’operazione di servizio testimonia l’attenzione e l’impegno della Guardia di Finanza anche a tutela del mercato del lavoro e nel contrasto delle più gravi forme di concorrenza sleale, operate pure mediante la prevaricazione e lo sfruttamento in danno dei lavoratori, specie nei casi in cui si trovino in condizioni di particolare debolezza o bisogno.