Il caso è chiuso! Luca Palamara è stato radiato dall’ordine giudiziario a seguito della condanna della Sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura.
Palamara, reo – secondo la Procura generale – di aver tentato di condizionare l’attività istituzionale del Csm al fine di pilotare le nomine dei procuratori di Roma e Perugia, è stato spogliato della toga. Per fortuna il Csm non adotta la ignominiosa missio di romana memoria, con tanto di degradazione pubblica, toga strappata, gallone e tocco nella polvere e spad… no… in questo caso, martelletto spezzato.
Palamara, una delle toghe più famose e potenti d’Italia, paga e con la sua condanna riabilita quel sistema di correnti e di decine o centinaia di magistrati che a lui si rivolgevano per ottenere quelle nomine per le quali il pm, ex Csm, ex presidente dell’ANM, ex tutto, finisce nella polvere.
E così, dopo mesi di grancassa mediatica che sembrava dovesse squassare un sistema quantomeno lesivo dei valori, dei principi e dell’immagine della Magistratura, giustizia è fatta: Perdonati tutti. Chi chiedeva i favori, chi compariva nelle chat, chi i favori forse li aveva ottenuti. Tutti, tranne Palamara, il potente che forse così potente non era, visto che a giudicare dalle intercettazioni altri magistrati non erano meno potenti di lui.
Una volta “scoperto”, Palamara è indagato dalla procura di Perugia. Una volta “scoperte” le intercettazioni, grazie alla stampa, potentissima poiché di potenza vive di riflesso (senza fughe di notizie ad orologeria, nulla sarebbe emerso in quel momento), con procedura non proprio trasparente si blocca la nomina del nuovo procuratore di Roma. In base a quali elementi? Quello riportato nel brogliaccio dell’inchiesta di Perugia secondo il quale “l’unico che non è ricattabile è Viola Marcello”? A pronunciare quelle parole, intercettate dalla guardia di finanza, era stato il pm Luigi Spina, all’epoca consigliere del Csm. O quel “ragazzi si vira su Viola”, anziché quel “si arriverà su Viola, sì, ragazzi”, pronunciato da Luca Lotti? Un errore di trascrizione? Sicuramente. Fatto sta che Marcello Viola, candidato per la Procura di Roma e che aveva ottenuto il maggior numero di voti, resta tagliato fuori.
Palamara paga! Ben venga, a patto che il “tasso di purezza” lo si rivendichi e lo si rispetti per tutti, chi ha avuto, chi chiedeva, chi oggi occupa un posto che non era suo.
È la supremazia di un certo sistema della magistratura che processa, condanna, ma che si autoassolve da tutto, scaricando chi è finito nell’occhio del ciclone. E poco importa se a pagare il prezzo c’è anche “l’unico che non è ricattabile”.
E gli altri?
È una giustizia a doppia morale…
Gian J. Morici
P.S. Tra le tante chat, compare un nome, Vania. Abbiamo provato a capire chi fosse, senza nessun risultato. Di lei sappiamo soltanto che è un magistrato, una persona molto potente, ma nessuno vuol dire chi sia e quale sia il suo vero nome.
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