Alla prima edizione del premio poetico internazionale “Ciò che Caino non sa” – alla quale hanno partecipato autori da tutto il mondo per un totale di 520 componimenti – a vincere il primo premio per la sezione “Violenza sui minori” è stata l’agrigentina Gloria Riggio, con una poesia dal titolo “Gli addormentati”, alla quale va riconosciuta anche la vittoria assoluta in quanto la sua poesia è stata votata all’unanimità dalla commissione.
L’iniziativa nasce in seno ad una volontà di sensibilizzazione sulla violenza di genere e sui minori.
“La violenza – fisica, psicologica, carnale, assistita – quando non si giunga a parlare più propriamente di uccisione, rappresenta solo l’apice di una piramide di comportamenti sociali che creano le premesse utili affinché la violenza si consumi” – spiega Gloria.
“Demonizzare questi atteggiamenti non consente di individuarli, di comprenderne le radici e gli sviluppi e di impegnarsi al fine di modificarli.
Per far questo individualmente e collettivamente i modi sono moltissimi – progetti partecipati e orizzontali come questo ne sono la dimostrazione -.
Introdurre nelle scuole l’educazione di genere è solo un modo di occuparsi dell’analfabetismo emotivo e relazionale e cioè di quell’abitudine ad approcciarci ai propri e altrui sentimenti da completi autodidatti che talora alimenta l’inganno per il quale dipendenza, subordinazione, sottomissione, prevaricazione, possano convivere con ciò che si crede per sé e per l’altro essere amore, libertà, premura, interesse.”
Gloria, parliamo della poesia “Gli addormentati”…
“Quante cose vengono lasciate in sospeso quando si muore? Tanto più quando si muore in modo inaspettato. Non parlo soltanto delle scarpe mai più ritirare e destinate ad essere custodite dalla polvere del negozio del calzolaio, ma di ciò che non si è vissuto, visto, provato.
Siamo abituati a intendere la morte come il momento fatale del finire della vita. Siamo abituati cioè a credere che la morte coincida al corpo. Non è così. O almeno non esclusivamente.
Quando un bambino subisce una violenza – fisica, psicologica, verbale, sessuale -muore. Nel senso che inevitabilmente smarrisce per sempre una parte di sé, legata all’innocenza e ancor di più alla fiducia.
Ogni giorno tutti noi compiamo gesti di fiducia. Oggi per essere qui io ho compiuto inevitabilmente dei voti di fiducia nel conducente della corriera, nel pilota dell’aereo, in ognuno di voi e voi avete fatto lo stesso con me, con tutte le persone presenti all’interno di questa stanza e con chissà quante altre.
Ho ragione di credere che l’intera umanità sia tenuta insieme da una rete fittissima di interconnessioni che si basano sulla fiducia e sul rispetto, sulla solidarietà, sulla libertà.
Un abuso provoca ineluttabilmente una smagliatura, uno sfilacciamento nella trama di questa rete, non solo relativamente alla storia personale della vittima ma relativamente al tessuto sociale di cui la vittima è parte, e di cui è parte anche il carnefice.
Per queste ragioni trovo un senso profondo nella creazione di questo progetto. Non credo che la poesia esista [(solo)?] in virtù di una sua funzione: civile, politica, morale, pedagogica.
Credo che la poesia esista e consenta agli uomini di mettersi in ascolto, di riscoprirsi simili, di sapere che ogni individuo è l’individuo e che quindi ciò che ti riguarda mi riguarda e viceversa.
Investimenti di energie come quelli coinvolti nella creazione di iniziative simili a “Ciò che caino non sa” non rappresentano soltanto un grande impegno in questa direzione, ma anche un modo buono, dirompente, fertile di fare ed essere poesia.
Chi lo ha sempre condiviso, promosso e divulgato è un amico e poeta straordinario, Gabriele Galloni, alla cui memoria vorrei dedicare questo premio.”
Un tema impegnativo quello scelto da Gloria Riggio che attraverso le parole di una poesia ha deciso di andare oltre l’ambizione, legittima, di chi scrivendo spera di vincere un premio letterario per far conoscere le proprie opere. Gloria ha quella marcia in più che è il desiderio di dare un suo contributo nella lotta alla violenza, rappresentandone i tanti volti, le mille sfaccettature e il dolore che causa non soltanto a chi ne è vittima.
Un riconoscimento più che meritato, al quale siamo certi faranno seguito molti altri.
È una poesia molto bella, profonda, che arriva al cuore. Come si può spegnere una vita (nel senso letterale ma anche attraverso le violenze, il bullismo…) per futili motivi come l’invidia (nel caso di Caino)? È una poesia veramente bella e spero possa arrivare ed entrare nel cuore di tutti. Complimenti.