Il Coordinamento nazionale dei docenti della disciplina dei diritti umani celebra la Giornata internazionale delle micro, piccole e medie imprese del 27 giugno 2020 per riflettere sul rapporto tra scuola e rilancio economico.
Istituita dall’Assemblea generale dell’ONU con la risoluzione A/RES/71/279 del 6 aprile 2017, la giornata vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sul contributo delle micro, piccole e medie imprese in vista del raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
Esse costituiscono l’ossatura del nostro sistema economico e soddisfano la maggior parte dei bisogni delle famiglie italiane e sono un settore strategico per promuovere il lavoro dignitoso, la partecipazione ai mercati interni e internazionali, l’accesso al credito, le pratiche commerciali sostenibili e gli investimenti responsabili.
Nelle micro, piccole e medie imprese – per prassi abbreviate in PMI – rientrano tutte le imprese con meno di 250 dipendenti, con un fatturato inferiore a 50 milioni di euro e un totale di bilancio inferiore ai 43 milioni di euro.
Secondo i dati Istat pubblicati nel 2019, il 95% delle nostre imprese sono di piccole dimensioni e danno lavoro all’82% degli occupati contribuendo alla produzione per il 57% del PIL.
Anche a livello internazionale v’è una corrispondente incidenza economica: secondo i dati forniti dal Consiglio internazionale per le piccole imprese (ICSB), esse costituiscono oltre il 90% di tutte le imprese mondiali e sono fonte, in media, del 70% posti di lavoro e del 50% del PIL.
Questi dati sono confermati anche dal rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) pubblicato ad ottobre 2019 sulle PMI e dal titolo “Global evidence on the contribution to employment by the self-employed, micro-enterprises and SMEs”, secondo il quale sette lavoratori su dieci sono lavoratori autonomi o di piccole imprese. Sempre l’ILO ha valutato che entro il 2030 saranno necessari 600 milioni di posti di lavoro in più per assorbire la crescente forza lavoro globale.
È di tutta evidenza che lo sviluppo delle PMI costituisca una priorità assoluta per i governi di tutto il mondo al fine di soddisfare le esigenze occupazionali e garantire la giustizia sociale. Nelle imprese, infatti, trovano impiego i lavoratori più fragili come donne, giovani e persone appartenenti a famiglie povere e talvolta, specie nelle aree rurali, costituiscono l’unica fonte di occupazione.
In occasione del lockdown per il contenimento della Covid-19, le PMI hanno avvertito gravissime contrazioni degli affari.
I dati ISTAT rilevati durante la fase 1 (tra il 9 marzo e il 4 maggio) sono allarmanti:
-il 45,0% delle imprese con 3 e più addetti (458 mila, che assorbono il 27,5% degli addetti e realizzano il 18,0% del fatturato) ha sospeso l’attività;
-il 41% delle imprese ha dichiarato un calo di fatturato di oltre il 50%;
-il 51,5% delle imprese (che occupa il 37,8% dei lavoratori italiani) prevede una mancanza di liquidità per far fronte alle spese che si presenteranno fino alla fine del 2020;
-il 38,0% (con il 27,1% di occupati) segnala rischi operativi e di sostenibilità della propria attività e il 42,8% ha richiesto il sostegno per liquidità e credito disposto dai DL 18/2020 e DL 23/2020.
Un simile panorama esige accurati ed efficaci interventi economici non solo a sostegno delle performance aziendali ma anche a contrasto del rischio di infiltrazioni mafiose nel tessuto imprenditoriale.
La crisi economica e sociale è infatti terreno fertile per il radicamento delle attività illegali come l’usura, il riciclaggio e l’estorsione. Esse vengono perpetrate a danno degli imprenditori attraverso dei processi di subordinazione sapientemente pianificati e realizzati con soggetti economici e risorse apparentemente lecite.
Il settore economico maggiormente colpito è la filiera delle piccole e medie imprese ricettive che rappresentano l’asse portante del sistema turistico italiano. Queste hanno subito un duro colpo, sia in termini economico-finanziari che occupazionali, a causa delle limitazioni nei trasferimenti e dell’annullamento delle manifestazioni programmate con azzeramento degli incassi durante la primavera e pesanti condizionamenti all’avvio della stagione estiva.