“Tutte le forze politiche ormai concordano sul fatto che il Patto di stabilità e crescita fatto all’inizio degli anni ’90 non abbia più senso, perché blocca la capacità di sviluppo dell’Unione Europea, sacrifica lo spirito di solidarietà perché i tempi sono fondamentalmente cambiati rispetto agli anni ’90, c’è bisogno di un nuovo patto, di nuove regole”. Così dichiara l’On. Fioramonti (MISTO), già Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca afferma in un articolo sul blog La Politica del Popolo. “C’è bisogno di un nuovo orizzonte, -prosegue-, di chiederci che tipo di sviluppo vogliamo per l’Unione Europea”. “Le parole che emergono con più forza sono quelle che caratterizzano le grandi sfide del presente: la sostenibilità (leggasi cambiamenti climatici, la sfida dello sviluppo sostenibile, l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite) e poi la sfida del benessere, cioè la salute, la cura della persona, tutto quello che ha a che vedere con la grande sfida della pandemia”.
“Questi dovrebbero essere i due pilastri sui quali costruire un nuovo modello di Europa, un nuovo modello di sviluppo, con nuove regole, nuovi principi, nuovi parametri, con un superamento della logica del Prodotto Interno Lordo, del deficit, del debito, in una fase in cui c’è bisogno di un’economia espansiva, con degli obbiettivi di sostenibilità e di benessere diffuso”.
“Gli eurobond sono essenziali, -afferma ancora FIORAMONTI-, perché sono uno strumento che permette ai Paesi membri dell’Unione Europea di avere una rete di salvataggio comune, un budget comune, una risorsa comune, mentre ad oggi l’Unione Europea è la somma delle sue parti- a volte neanche quello. Anzi, molto spesso gli stati membri si fanno competizione l’un l’altro”.
“C’è bisogno di qualcosa che davvero unisca: come si fa in una famiglia, si mettono in comune le risorse di partenza. Gli eurobond potrebbero dare quella spinta innovativa dal punto di vista finanziario che permetta all’Unione Europea di introdurre delle risorse importanti per uno slancio espansivo verso il futuro, così come è stato fatto in tutti i momenti di grande transizione, ad esempio nel secondo dopoguerra”.