Vent’anni, vent’anni forse senza aver mai vissuto una vita come tanti altri. Una vita sicuramente difficile. Una vita breve, prematuramente interrotta ieri, all’età di appena vent’anni.
Uno dei tanti disperati arrivati da un paese africano con la speranza di una vita migliore. Un ragazzo ghanese, ospite di un centro di accoglienza di Aragona, è morto ieri dopo mezzogiorno all’interno della struttura.
Dalle scarne notizie divulgate si apprende che aveva febbre e diarrea; che a seguito del suo decesso è scattato il protocollo sanitario per Covid-19; che la struttura d’accoglienza è stata subito isolata e che gli extracomunitari ospiti e tutti gli operatori della struttura sono stati messi n quarantena.
I sintomi, secondo quanto riportato dalla stampa, potrebbero anche essere ricondotti al Covid-19, tanto che verrà fatto il tampone post-mortem. Troppo presto per dire qual è stata la causa, ma qualche domanda possiamo farcela.
Da quanto tempo aveva la febbre? Come è stato curato? Se i sintomi potevano essere riconducibili al Coronavirus, cosa è stato fatto per accertarlo, per salvare questa giovane vita ed evitare un possibile contagio degli altri ospiti e degli operatori?
Troppo spesso leggiamo di tamponi post-mortem. Troppo spesso apprendiamo dell’esito positivo degli stessi. Un po’ ovunque mancano i reagenti per i tamponi, un po’ ovunque l’esito arriva solo a distanza di giorni, troppi giorni.
In attesa che l’esame del tampone faccia chiarezza, rimane soltanto l’amara considerazione che non si dovrebbe poter morire a vent’anni…
Gan J. Morici
Ultimo aggiornamento 07/04/2020
L’esito del tampone post mortem è negativo. Ghanese morto nel centro d’accoglienza, arriva l’esito del test Covid: è negativo. Una notizia che sotto il profilo del rischio epidemico può far tirare un sospiro di sollievo ai 24 ospiti della struttura, agli operatori e a tutti i cittadini che temevano un nuovo focolaio di Covid-19. Rimane comunque il dolore per una così giovane vita spezzata, le cui cause di decesso non sono state ancora chiarite.