Ancora una volta lo scrittore siberiano Nicolai Lilin interviene con un post sulla sua pagina Facebook a seguito dell’incendio che in Siberia ha distrutto milioni di ettari di foresta.
Questa volta lo fa per denunciare pubblicamente il silenzio criminale di politici, del governo, dei burocrati e dei media, al quale si aggiunge l’arresto di un cittadino che ha osato protestare nella Piazza Rossa.
“Egor Lesnoi – scrive Lilin – abita ad Irkutsk, in Siberia. Quando le autorità russe hanno dichiarato di non voler spegnere gli incendi nella foresta perché lo ritengono “economicamente inconveniente”, Egor, come molti altri siberiani, è partito per la capitale della Russia, per manifestare in pubblico. Lui è rimasto in piedi per circa un’ora in Piazza Rossa tenendo il cartello sul quale era scritto: ‘Io sono siberiano, sono qui perché brucia la Taiga, annega Tulun, muore Baikal. Salvate la Siberia!’
Egor è stato arrestato dagli agenti della polizia, ora lui dovrà pagare una multa e fare quaranta ore di lavori socialmente utili, come uno che é stato fermato mentre guidava nello stato d’ebbrezza.
La reazione dei politici, del governo, dei burocrati e della gran parte dei media russi alla catastrofe siberiana è veramente criminale. Mentre va in fumo una grande parte dei polmoni del nostro Pianeta nessuno dei potenti si è mosso per aiutare a risolvere questo enorme problema. Il sindaco di Mosca signor Sobyanin in questi giorni dichiara di voler acquistare i bordi per i marciapiedi al costo di tre miliardi di rubli pubblici. Con questi soldi il governo russo avrebbe potuto pagare una buona parte dei lavori necessari per contrastare gli incendi nella foresta. Oppure il capo del Gasprom, il signor Sechin ( amico intimo del presidente Putin ), che guadagna cinquanta milioni di dollari l’anno estraendo dalla Siberia gas ed petrolio, avrebbe potuto destinare il suo stipendio di qualche mese per fermare la catastrofe ed aiutare la Siberia riprendersi dai danni subiti. Invece niente. I potenti se la prendono con le persone semplici che disperatamente chiedono aiuto.
Io osservo questa situazione assurda – conclude Nicolai Lilin – e mi domando, cosa sarebbe successo con tutta la Russia, con quella bella, grande ed estremamente ricca città di Mosca, se nel 1941 mio nonno, insieme ad altri milioni dei giovani siberiani, fossero rimasti a casa loro, nella loro foresta, spiegando che ritene “economicamente inconveniente” partire per combattere contro l’esercito di Hitler che era ormai a due passi dal Cremlino.”
Anche questa è la “democrazia” di Putin, che non può accettare alcuna forma di dissenso…
Gian J. Morici