LA RAI DIFFAMÒ KSM, SICURTRANSPORT E VERTICI GRUPPO BASILE
Il Tribunale di Palermo condanna la RAI per l’inchiesta di REC: i legali del Gruppo “Reputazione totalmente riabilitata, ma danni incalcolabili”.
Il Tribunale di Palermo ha condannato la Rai per diffamazione ai danni delle società siciliane Ksm e Sicurtransport e dei vertici del gruppo Basile.
Una sentenza molto severa che, in diversi passaggi, non esita a definire “calunniosi” gli addebiti mossi dalla ricostruzione giornalistica, demolendo punto per punto le tesi avanzate dal servizio di REC, spin off di REPORT, noto programma di RAI 3.
“Siamo molto soddisfatti per la condanna che il Tribunale di Palermo ha inferto alla RAI –hanno dichiarato Sicurtransport, KSM e i vertici del gruppo Basile in una nota – colpevole di aver realizzato e mandato in onda un servizio televisivo pieno di errori, omissioni, ricostruzioni fantasiose ad effetto, fonti anonime, subdole insinuazioni con l’unico intento di diffamare e gettare ombre sulle nostre società, Sicurtransport, KSM e sui vertici del gruppo“.
“E’ raro – prosegue la nota – vedere come una sentenza ‘demolisca’ in modo così netto e puntuale una inchiesta giornalistica della RAI, collocandola ben al di fuori del diritto di cronaca.”
Il fatto risale al 19 giugno 2016 quando RAI 3 manda in onda il reportage “Ma siamo sicuri?”
Le affermazioni riportate nel servizio a carico di KSM, di Sicurtransport e dei vertici del gruppo Basile sono durissime: un quadro a tinte fosche, ben supportato sul piano emozionale da una efficace colonna sonora evocativa di atmosfere plumbee.
Nessuna delle ricostruzioni giornalistiche ha retto nel processo: il Tribunale civile di Palermo, nelle 30 pagine di motivazioni, ha accolto tutte le argomentazioni degli Avvocati Salvatore Ferrara e Giovanni Gruttad’Auria, condannando la Rai per diffamazione al risarcimento pecuniario, oltre le spese processuali, a ciascuno dei soggetti del gruppo diffamati dalla trasmissione.
La ricostruzione del Tribunale è meticolosa: in particolare, l’accusa di vincere illegalmente gli appalti perché i bandi sarebbero stati confezionati “come un vestito”, a causa della clausola dell’unico committente, è stata dichiarata dal giudice “apodittica e non supportata da alcun elemento”.
Anche l’accusa di agire in monopolio è stata smentita dai dati: “In ordine agli appalti – prosegue la sentenza – vinti dal Gruppo, l’informazione veicolata dal giornalista è quantomeno parziale laddove omette di riferire anche le gare in cui le società del Gruppo KSM hanno partecipato senza ottenere l’aggiudicazione”.
Anche l’accusa di aver fatto un servizio di scorta all’On. Angelino Alfano mentre questi era Ministro si è scontrata con le prove documentali: ci fu solo un servizio di guardiania, regolarmente pagato e quando Alfano era soltanto un onorevole.
L’accusa di aver minacciato i dipendenti per finalità elettorali è stata riconosciuta “calunniosa”: il giudice, infatti, ha sentenziato che “i sospetti esposti dal giornalista non appaiono né sufficientemente motivati né argomentati”.
Smentita dal Tribunale anche l’esistenza di un “metodo KSM”.
Secondo questo presunto metodo, la KSM avrebbe subappaltato alcune commesse a piccole società, ritardato i pagamenti per farle andare in crisi finanziaria e poi assunto il controllo delle stesse. Il Tribunale ha chiarito che “nessuna ulteriore circostanza è stata fornita dall’autore, a parte le dichiarazioni dell’anonimo manager, sì che l’affermazione dell’esistenza del metodo stesso appare apodittica e non supportata da concreti elementi.”
I vertici del gruppo Basile e le società avevano anche lamentato che il servizio avesse riferito erroneamente di un inesistente processo a carico di Vincenzo Paradiso, manager del gruppo.
Il Tribunale ha ritenuto che i giornalisti, in realtà, non hanno dato “conto dei risultati dell’attività di indagine svolta nei confronti di Paradiso e dei contenuti del provvedimento di archiviazione, così omettendo di fornire allo spettatore ogni informazione utile alla formazione di una propria opinione sul tema”. Paradiso, contrariamente alla ricostruzione della RAI, era stato immediatamente riconosciuto estraneo ad ogni coinvolgimento e non ha subito alcun processo.
Il servizio, inoltre, aveva enfatizzato la circostanza che la sede della società si trovi nel quartiere Arenella di Palermo. Il Tribunale ha ritenuto che il modo di comunicare tale fatto conteneva “un accostamento suggestivo e calunnioso del Gruppo a Cosa Nostra, oltre che affermazioni risultate non vere”.
Sferzante il giudizio di valore del Magistrato sulla trasmissione, colpevole di aver “omesso di fornire allo spettatore ogni informazione utile alla formazione di una propria opinione sul tema, poiché l’autore del servizio ha travalicato i limiti del diritto di cronaca e del giornalismo d’inchiesta e agito nella consapevolezza offensiva del contenuto e del discredito che con il proprio operato poteva cagionare alla reputazione altrui”.
Anche nella parte in cui la Rai associa il gruppo alla vicenda Helg, Presidente dell’Ente gestore dell’aeroporto di Palermo, arrestato e condannato per fatti gravi di corruzione, il giudizio del Tribunale è tranciante: “l’accostamento alla vicenda Helg è gratuita e altamente suggestiva”, in quanto volta a suggerire un “sillogismo” secondo il quale l’appalto della KSM all’aeroporto di Palermo sarebbe stato ottenuto con gli stessi metodi per i quali l’ex Presidente è stato condannato. Anche qui, dunque, nessuna prova a supporto, nessuna prova, con il risultato di veicolare “un messaggio sottinteso diverso e indebito, in assenza di qualsiasi …elemento obiettivo”.
“La sentenza – prosegue la nota – è una guida esemplare sul giornalismo di inchiesta e su come non debba essere fatto un reportage. Spiace che il servizio pubblico televisivo, pagato da tutti i cittadini, si sia prestato ad un tale accanimento ingiustificato e senza alcun riscontro“.
“Non consentiamo a nessuno di accostare la sana imprenditoria siciliana a Cosa Nostra – concludono KSM, Sicurtransport e i vertici del gruppo Basile –. È chiaro che nessuna cifra può ripagarci delle grandi amarezze subite dal nostro gruppo, dai nostri lavoratori, cui va sempre il ringraziamento per la passione e l’impegno che mettono, e dai nostri amministratori, diffamati ingiustamente come chiaramente sentenziato dal Tribunale. Siamo orgogliosi di essere la più grande azienda del Mezzogiorno nel settore della Sicurezza, che opera anche in zone complesse con riconosciuta professionalità“.