Purtroppo la deriva violenta che ha assunto il confronto politico, com’era prevedibile si è ben presto tradotta in insulti, commenti sessisti e minacce di morte contro il Gip del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, “colpevole” di avere scarcerato la comandante della Sea Watch Carola Rackete.
Anche la Rackete aveva dovuto subire lo stesso trattamento quando sbarcò a Lampedusa e venne arrestata dalla Guardia di Finanza. La dottoressa Vella, a causa dell’ondata di minacce e insulti subiti sui social network, è stata costretta a disattivare il proprio profilo Facebook.
A seguito delle pesanti critiche mosse al magistrato dal ministro Matteo Salvini, che ha accusato la Vella di fare politica, affermando che “magari il signor giudice si è bevuta pure un bicchier di vino con la signorina che si è detta ricca, bianca, tedesca, magari un po’ annoiata e quindi legittimata a fregarsene delle leggi di uno Stato” – riferendosi alla Rackete – i membri togati del Csm hanno chiesto di aprire un fascicolo a tutela del giudice.
Non si può che provare enorme disgusto per la piega che sta prendendo la vicenda. Un attacco tanto volgare, quanto pericoloso, alle istituzioni, va sempre condannato, a prescindere dalle simpatie politiche di chi ritiene legittimo profferire minacce e insulti.
Fortunatamente grazie alla polizia postale e alla moderna tecnologia, si possono facilmente individuare i mittenti.
La polizia postale è già al lavoro per identificare i profili questi soggetti.
Resta da sperare che questi delinquenti, questi sì veri delinquenti, vengano assicurati alla giustizia, prima che altri ben più gravi episodi, dovuti al clima di odio che sembra pervadere il nostro Paese, abbiano a verificarsi.
Gjm