Più volte abbiamo sentito parlare del rischio di estinzione degli insetti impollinatori. Un’estinzione che porterebbe alla scomparsa del maggior numero delle piante del nostro pianeta, tra le quali quelle indispensabili alla nostra alimentazione. Tra gli insetti impollinatori, le api sono quelli che hanno un ruolo importantissimo per la riproduzione delle piante, poiché trasferiscono il polline dagli stami maschili ai pistilli femminili. Eppure, oggi, il pericolo maggiore per l’esistenza di questi insetti viene proprio dal mondo delle piante. Quelle piante che sono necessarie per l’alimentazione umana e che in agricoltura vengono trattate in maniera inadeguata con pesticidi noti come neonicotinoidi. Una classe di insetticidi che influenzano il sistema nervoso centrale degli insetti, causandone la morte. Un’arma a doppio taglio quella dei pesticidi, che se da un lato sono utili a contenere il numero di parassiti dannosi per le piante, dall’altro, il loro uso sconsiderato rischia di portare all’estinzione di quelle specie indispensabili per l’esistenza stessa delle piante e forse dell’essere umano.
Nella provincia di Udine c’è un ampio territorio dove migliaia di api muoiono a causa dell’uso di pesticidi tossici nei campi. Dopo una prima inchiesta la procura ha aperto un nuovo fascicolo. Sotto accusa centinaia di agricoltori indagati per disastro ambientale. Nel corso della puntata di oggi di “Inviato Speciale”, il settimanale del Giornale Radio Rai, a cura di Roberto Taglialegna, ce ne parla Rita Pedditzi. Sotto accusa, l’uso sconsiderato di un insetticida, che, seppur non illegale, dovrebbe essere utilizzato rispettando le prescrizioni: il Mesurol!
“In grassetto su ogni sacco – afferma la giornalista – era indicata una prescrizione fondamentale, ossia da non usare quando le api sono in attività. Se le api muoiono c’è una causa e se la moria avviene vicino a campi coltivati a mais durante la semina, diventa forte il sospetto che le sostanze chimiche impiegate dagli agricoltori siano all’origine del fenomeno. È partendo da queste ipotesi che Viviana Del Tedesco, Sostituto Procuratore ad Udine, ha cercato le prove dell’inquinamento ambientale nelle campagne friulane e così si è scoperto che nei resti delle api morte, nei favi e perfino nel miele dei nidi, erano presenti dosi di una sostanza che dovrebbe essere maneggiata con cura per evitare dispersione nell’ambiente e quindi contaminazioni delle culture e danni alla fauna. È il Mesurol, sostanza composta dal principio attivo methiocarb, un insetticida non illegale, ma che a causa della sua tossicità richiede il rispetto delle avvertenze rigide”
Ad illustrare, al microfono della giornalista, le attività svolte che hanno portato a ipotizzare il reato di inquinamento ambientale, è il Sostituto Procuratore di Udine, Viviana Del Tedesco, che ha spiegato come nella scheda tecnica di questo principio attivo, c’era tutta una serie di indicazioni che rilevavano la grave tossicità. In particolare è necessario usarla in giornate non ventose e devono essere utilizzate delle cautele, in modo tale che non vi sia dispersione di polveri. “Questo formulato – spiega il Sostituto Procuratore di Udine – richiede enormi cautele nel maneggio e anche nell’utilizzo di dispositivi di protezione estremamente rigorosi, come ad esempio l’utilizzo di tute che poi devono essere lavate nelle lavanderie industriali, l’utilizzo occhiali specifici e quanto altro”. Ad allarmare la procura, le “numerose segnalazioni da parte di apicoltori, anche diverse da quelle precedenti. In particolare erano stati individuati 10 – 11 punti di spopolamento e di moria di api, anche totale, negli alveari che si trovavano al centro di zone agricole in aperta campagna, laddove null’altro c’era se non la coltivazione del mais. Dunque ci siamo precipitati il 24 di aprile in pieno periodo di semina o a semina già avvenuta e negli alveari abbiamo condotto delle analisi molto rigorose, dopo aver escluso l’esistenza di patologie diverse. Queste analisi hanno dato esito positivo. Abbiamo trovato questo principio attivo non solo nelle api, nella cera e nei favi, ma anche nel prodotto finito”.
“Così – spiega ai radioascoltatori le giornalista – con il sospetto di non aver rispettato le rigide avvertenze nell’impiego dell’insetticida ,sono finiti nell’inchiesta centinaia di agricoltori e centinaia di fondi agricoli”.
Un’attività che aveva portato al sequestro preventivo dei terreni dove sarebbero stati utilizzati semi trattati con un uso massiccio di fitofarmaci, senza che fossero state rispettate le severe prescrizioni in materia ambientale e di sicurezza. Ad annullare le ordinanze di sequestro, proprio nel momento in cui ci si appresta alla semina, il Tribunale del Riesame di Udine che ha ritenuto di dover restituire i terreni ai contadini, poiché il problema individuato dalla Procura non riguardava la terra, ma sarebbe localizzato nell’aria. Discorso che di per sé non farebbe una grinza, se non fosse che nell’aria il principio attivo si troverebbe proprio per l’uso che gli agricoltori ne hanno fatto per i loro terreni. Tant’è che gli indagati per aver utilizzato neonicotinoidi vietati anche da norme europee, avevano preferito patteggiare pene per qualche mese. Nel frattempo la strage delle api era proseguita, dando luogo all’inchiesta bis.
A raccontare ai microfoni della Pedditzi i danneggiamenti subiti a seguito delle segnalazioni presentate, due apicoltori che hanno visto le loro api morire, Marco Felettig e Giorgio Della Vedova.
“Mi dispiace il fatto che venga ha puntato il dito contro gli apicoltori, come se gli apicoltori avessero denunciato qualcuno in particolare. In realtà gli apicoltori hanno solo segnalato un problema che vedevano nelle api ,non avendo la minima idea di quelle che potevano essere le cause e le responsabilità”.
“Apicoltori- sottolinea la giornalista – che si sentono il dito puntato contro e che hanno subito anche gravi danni ai loro alveari, come è accaduto a Giorgio alcuni mesi fa”
“Nessuno di noi ha voluto incolpare persone particolari, semplicemente sono state fatte delle segnalazioni perché da anni riscontriamo questi problemi e quindi era necessario prendere atto che c’era qualcosa che non andava”, sembra quasi voler giustificarsi uno degli intervistati, come se anziché vittima di danni causatigli da altri con i loro comportamenti, dovesse scusarsi per il disturbo arrecato…
“Le indagini – continua la Pedditzi – hanno portato la procura ipotizzare il reato di inquinamento ambientale per l’uso nella semina del fitofarmaco, consentito dalla legge, ma il cui impiego, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe avvenuto in maniera difforme dalle prescrizioni di sicurezza elencate nelle stesse schede. Gli investigatori hanno localizzato sulla cartina della campagna friulana gli apiari dove era stato riscontrato il massiccio rapido spopolamento. Hanno calcolato per ciascuno un raggio di azione delle api bottinatrici e hanno tracciato con un compasso un cerchio. Siccome le api hanno un raggio di azione di 3 km a partire dagli alveari, la distanza è stata prudenzialmente dimezzata ad un chilometro e mezzo per individuare le aree dove le api avrebbero assunto le sostanze letali
Da questa cartografia, spiega Viviana Del Tedesco, attraverso il registro Sia, ovvero il registro di coloro e chiedono e ottengono il contributo europeo, sono state individuate le aziende agricole. “Una volta individuate le aziende agricole- prosegue il Sostituto Procuratore – abbiamo fatto le ispezioni. Ebbene, nel corso di queste Ispezioni abbiamo trovato la granella conciata con il Mesurol. Abbiamo trovato anche i sacchi, quindi la prova che era stato utilizzato questo fitofarmaco, autorizzato ma con prescrizioni molto rigide e la prima prescrizione era proprio quella di non seminare quando le api sono attività. Abbiamo anche individuato altro tipo di prescrizioni non ottemperate, come l’utilizzo di seminatrici non dotate di deflettori utili a incorporare anche le polveri. La stessa Bayer, che è la casa produttrice, nei suoi siti indica le caratteristiche e le tecniche di queste macchine pneumatiche, perché il problema dell’insufflazione di questi semi è proprio quello che nel momento in cui il seme viene sparato a terra. Il conciante, che è una polvere mescolata con un adesivante in modo tale che viene in qualche modo infarinato di questo insetticida, col movimento della tramoggia, se non vengono incorporate le polveri, nel corso della semina queste si disperdono. Siamo quindi riusciti a risalire al nesso causale tra l’utilizzo del Mesurol e la moria di api che abbiamo potuto constatare con i nostri occhi, oltre all’esito delle analisi che ci hanno dato atto della presenza di questo principio attivo”.
Dai laboratori dell’Istituto Zooprofilattico di Padova – spiga la Pedditzi -è arrivata la conferma della presenza di Mesurol che ha portato ad indagare centinaia di agricoltori che percepiscono i finanziamenti pubblici Pac, ovvero contributi europei per l’agricoltura erogati dalle regioni, che pongono anche dei vincoli ambientali.
Secondo Danilo Merz, direttore della Coldiretti di Udine, quello dell’uso del Mesurol è stato un problema sottovalutato dall’ente pubblico.
“Il mais conciato con Mesurol – dichiara Merz al microfono della Pedditzi – è un prodotto che qualsiasi persona può acquistare senza nessun tipo di precauzione. Mentre per esempio per tutti gli altri principi attivi l’agricoltore deve avere frequentato dei corsi, deve avere un patentino per poterli utilizzare. Perché questo è stato autorizzato così dal ministero? Gli agricoltori utilizzano questi semi conciati con dei principi attivi per evitare alcune malattie che il mais potrebbe avere e anche per una funzione repellente per quanto riguarda i corvidi che mangiano i semi.”
“Quanti sono i vostri associati coinvolti nell’inchiesta? – chiede la giornalista
“A dir la verità adesso non glielo sappiamo proprio dire. Probabilmente agli agricoltori va data maggiore informazione su tutti gli utilizzi possibili di tutti i prodotti antiparassitari. Da parte nostra facciamo i corsi per il l’abilitazione al patentino per l’utilizzazione degli antiparassitari. Credo che il problema del Mesurol sia stato un problema sottovalutato dall’ente pubblico. Noi abbiamo un ente di sviluppo qui che doveva fare maggiore informazione”
È vero che il mais conciato con il Mesurol può essere comprato da chiunque, ma le indicazioni riportate sulla scheda tecnica di ogni sacco sono legge – precisa la Pedditzi che prosegue intervistando Monica Cairoli, Presidente dell’Ordine dei dottori agronomi e forestali del Friuli Venezia Giulia.
“Il piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, prevede la figura del consulente – dichiara la Cairoli – Purtroppo in Italia non si capisce perché per tutto ciò che riguarda il settore agroalimentare, la figura del consulente non è obbligatoria. Non posso pensare che l’agricoltore, per quanto esperto, per quanto attento, abbia, con un corso di 22 ore per un patentino, tutte le conoscenze tecniche per essere accompagnato a un corretto utilizzo e dosaggio dei prodotti fitosanitari”.
Rita Pedditzi: “Ci legge quali sono i punti più importanti di questa etichetta?”
Monica Cairoli spiega come le indicazioni di pericolo sull’etichetta siano evidenziate sia con dei simboli che con il testo. “Questo è un prodotto ad esclusivo uso professionale. Delle indicazioni di pericolo possiamo leggerne qualcuna: tossico se ingerito, molto tossico per organismi acquatici con effetti di lunga durata, rischi per chi lo utilizza.
In particolare questo prodotto ha le prescrizioni supplementari. In questo caso c’è scritto proprio che il prodotto è tossico per le api. Le indicazioni che vengono date sulle etichette sono legge: Tutto quello che va al di fuori dell’ etichetta non è lecito”.
“La procura nel contestare il reato, ha indicato gli esiti delle analisi sulle api morte, sul miele nei nidi, e sui favi, dalle quali è emersa la presenza del methiocarb. Analisi che vanno lette in senso tossicologico. Infatti il principio attivo, a differenza degli altri fitofarmaci che pure sono stati trovati, ha un tempo di degrado molto ridotto, 10 11 giorni. Le analisi sono state fatte 10 giorni dopo gli spopolamenti delle api e naturalmente la presenza di questa sostanza era ridotta, ma il fatto di averla trovata è significativo perché conferma la sua esistenza sul territorio in modo massiccio. La tossicità è la pericolosità sta nel fatto che è una polvere Leggera. Alle api che la incontrano durante il volo, si paralizzano le ali. Inoltre, essendo trasportata dal vento, viene assorbita anche dall’uomo” – spiega ai radioascoltatori la giornalista.
Un problema che non riguarda soltanto gli agricoltori che utilizzano il prodotto, così come illustra Gustavo Mazzi ,Presidente dell’associazione “Medici per l’Ambiente” di Pordenone.
“L’esposizione a questa sostanza, è un’esposizione di tipo professionale per gli agricoltori, ma non dobbiamo dimenticare che molti di questi agricoltori abitano nei terreni che vengono irrorati con queste sostanze o dove avvengono queste preparazioni. Per cui c’è il rischio di esposizione ambientale per i loro familiari e per tutti coloro che si trovano ad operare in territori In cui utilizzano queste sostanze e non sono state adeguatamente segnalate.”
Un’altra importante considerazione, da parte del presidente dell’associazione di medici, riguarda la normativa vigente, ma anche le conoscenze scientifiche, che non sono in grado di tutelare gli utilizzatori di acqua o gli alimenti in cui siano presenti queste sostanze In quantità al di sotto dei limiti di legge. C’è infatti il problema delle miscele di sostanza sia nelle acque che negli alimenti.
”L’agricoltura si sta rivelando un settore produttivo in cui la chimica è presente in maniera massiccia. È chiaro che il territorio è tutto contaminato – interviene nuovamente il Sostituto Procuratore Viviana Del Tedesco, che racconta di come recentemente arrivino tantissime segnalazioni da parte anche privati che sostengono che in quella zona ormai è tutto desertificato.
Pedditzi: L’indagine ha spalancato La porta su come si usa la la chimica in agricoltura. Resterà un caso isolato o Il primo passo di un nuovo percorso?
“La vicenda ha un profilo penale preoccupante –dichiara il Procuratore di Udine, Antonio De Nicolo – Perché qui si parla di prodotti pericolosi, per cui dobbiamo tutelare gli operatori agricoli perché ci siamo resi conto che alcuni si sono contaminati. Non trattando adeguatamente queste sostanze pericolose, alcuni sono stati refertati in ospedale. Parliamo di prodotti purtroppo pericolosi, i cui primi soggetti passivi, se non seguono le cautele prescritte, sono quelli che li usano”.
Dall’attenta analisi del Procuratore, si evince inoltre come la procura Istituzionalmente accerti e reprima i reati, mentre altre autorità dovrebbero aiutare il mondo agricolo ad affrancarsi da questi problemi e agire anche laddove la procura non può attivarsi, per dare una mano ai coltivatori perchè inseriscano nelle loro attività i principi di buona tecnica agricola che evitino Il ripetersi di questi fenomeni.
Se le api dovessero estinguersi, ci sarebbe un enorme declino nella produzione di colture, senza considerare che gli erbivori, che dipendono da alcune specie di piante, si estinguerebbero a seguito della scomparsa di quelle piante che a loro volta dipendono dall’impollinazione degli insetti, causando anche la sofferenza dei carnivori terziari.
Con la scomparsa delle api, forse finirebbe con lo scomparire anche l’uomo. Ha un senso la lotta degli agricoltori contro gli apicoltori, quando anche i primi si ritroverebbero a non poter coltivare più nulla?
Gian J. Morici